18 mesi dopo la condanna della Corte Suprema che ha annullato per gli imputati accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso (416 bis), il verdetto d’appello giunge al processo bis il Mondo di mezzo. Per gli ermellini di Roma, i colletti bianchi così come i politici coinvolti erano soggetti al gruppo, guidato da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, ma era “corruzione sistematica” e non mafia. Di conseguenza è stata riconosciuta la presenza di due associazioni criminali separate ma non della loro mafia ed è per questo che i giudici hanno dovuto ricalcolare le condanne per l’ex terrorista nero e le cooperative.
La prima corte d’appello di Roma ha condannato a 10 anni il vecchio Nar, Massimo Carminati nel processo di chiamare nuovamente Al Mondo di mezzo. I giudici, invece, si sono imposti 12 anni e 10 mesi una Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative romane. Il processo si è svolto per una ventina di imputati dopo il Cassazione abbandonato la carica di associazione mafiosa e ha chiesto al ricalcolo dei guai. “E ‘stata una sentenza molto più dura di quanto ci aspettassimo poiché considerava più grave il crimine di semplice cospirazione. L’amministratore delegato chiedeva da 12 anni e 8 mesi. Faremo nuovamente ricorso alla Corte Suprema. Comunque, meglio del diciottenne l’ultima volta ”, dice Buzzi dopo aver letto il dispositivo.
I protagonisti delle indagini non sono più rientrati come detenuti ma anche liberi in aula, perché scaduti i termini della custodia cautelare. La prima scarcerazione, il 16 giugno, è stata quella di Carminati: l’ex Nar lascia il carcere di Oristano dopo la richiesta di scarcerazione per la scadenza dei termini di custodia cautelare, con il meccanismo dell’impugnazione a catena, presentata dagli avvocati Cesare Placanica e Francesco Tagliaferri sono stati accettati dal Tribunale della Libertà. Carminati è uscito così dal carcere dopo 5 anni e 7 mesi di detenzione e per lui è stato disposto l’obbligo di permanenza nel comune di Sacrofano.. Dieci giorni dopo, Salvatore Buzzi e l’ex consigliere regionale sono tornati liberi Luca Gramazio, entrambi erano agli arresti domiciliari. Liberatoria sempre dovuta allo scadere dei periodi di affidamento. “Con questa condanna il mio cliente è sotto il limite che consente un provvedimento alternativo e quindi non potrà mai rientrare in carcere” ha dichiarato Cesare Placanica, difensore del Carminati.
La seconda procedura di ricorso per il ricalcolo delle condanne di 20 imputati si è aperta l’8 settembre, a quasi un anno dalla condanna della Corte di Cassazione. In aula Buzzi e Carminati si sono trovati fianco a fianco, mentre per gli altri imputati è stata scelta la via del concordato. Tra questi, l’ex consigliere Luca Gramazio (5 anni e mezzo), ex CEO di Ama Franco Panzironi (3 anni e mezzo), Fabrizio Franco Testa e Riccardo brugia. Il 1 dicembre il procuratore generale Pietro Catalani ha chiesto la pena di undici anni e un mese per Massimo Carminati e di 12 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione per Salvatore Buzzi. Nel primo procedimento di appello, il 20 luglio 2017, quando la condanna è stata annullata in primo grado con il riconoscimento dell’associazione mafiosa, Carminati era stato condannato dai giudici della Terza Corte d’Appello di Roma a 14 anni e mezzo, e Buzzi a 18 anni e 4 mesi.
Nel frattempo quasi i beni sono stati definitivamente trasferiti allo Stato 30 milioni di euro appartenenti ad alcuni degli imputati, tra cui una novantina di opere d’arte che Massimo Carminati custodiva nella sua villa: disegni di Renato Guttuso, dipinti e varie opere grafiche di Mimmo Rotella, opere di Giacomo Manzù e Giacomo Balla e una serigrafia di Mirò. Un atto che rappresenta l’epilogo delle indagini patrimoniali svolte, su delega della Direzione del Distretto Antimafia di Roma, verso i sospettati e i loro agenti. La condanna è arrivata 7 anni dopo le indagini e non è più accusata di mafia. Era lì Corte di Cassazione, il 22 ottobre 2019, per abbattere il filemafia aggravante ex articolo 416 bis, quando i giudici della sesta sezione penale di piazza Cavour hanno riconosciuto la presenza del due associazioni criminali distinti ma non la loro mafia. La stessa sentenza ha poi istituito la celebrazione di un procedimento d’appello bis per il ricalcolo delle pene.
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