L ‘India sta lottando di nuovo sul fronte Covid, con il forte aumento dei contagi registrato nei giorni scorsi che, per effetto domino, potrebbe vanificare tutti gli sforzi compiuti dall’Occidente nelle varie campagne di vaccinazione in corso.
Andiamo con ordine. In India si basa su Istituto del siero, la più grande azienda di vaccini al mondo. Per quanto riguarda il siero anti-Covid, fornisce il 38% del totale AstraZeneca.
Nonostante ciò, la campagna vaccinale di Nuova Delhi è stata finora lenta: al 4 aprile era stato vaccinato solo il 5% della popolazione, per un totale di 79,1 milioni di dosi somministrate.
Se, a fine febbraio, l’India è stata citata come modello virtuoso di un Paese dove la seconda ondata non è mai arrivata, sono bastate poche settimane per far precipitare la situazione: l’ultimo bollettino, sempre del 4 aprile, ha registrato un triste record di oltre 103.000 nuovi casi di positività Covid.
La curva ha continuato a crescere da metà marzo, a tal punto che per giorni il governo ha deciso di bloccare l’esportazione di vaccini dando priorità all’amministrazione sul proprio territorio: l’obiettivo è vaccinare 300 milioni di persone entro luglio.
Vaccini: prima l’India
La chiusura dei rubinetti da parte dell’India non sembra avere al momento conseguenze dirette per l’Europa, visto che le dosi di AstraZeneca per il Regno Unito e l’UE sono prodotti nel Vecchio Continente.
Il contraccolpo più grande, tuttavia, è per il Progetto COVAX, il piano globale dell’OMS per fornire vaccini anti-Covid anche ai paesi e ai redditi medi e bassi che, senza questo programma, non sarebbero mai in grado di ottenere le dosi necessarie in questa corsa all’oro.
Se prima della cessazione delle esportazioni il progetto stava già procedendo a rilento, ora COVAX appare invece letteralmente fermo: entro maggio devono essere consegnati 237 milioni dosi, ma al momento il totale è leggermente superiore a i 10 milioni di vaccini distribuiti.
Ciò significa che dopo il blocco dell’India, il programma dell’OMS può riprendere slancio solo quando lo farà. stati Uniti avranno terminato la campagna di vaccinazione, quando cominceranno a rinunciare al surplus perché in totale hanno optato per 1,2 miliardi di dosi per vaccinare 330 milioni di cittadini.
Il flop di COVAX aumenta il rischio di varianti
Tuttavia, un fallimento totale del progetto COVAX potrebbe mettere a repentaglio le campagne di vaccinazione anche in Occidente: se il virus dovesse continuare a circolare ampiamente in Asia e Africa, il rischio di proliferazione di nuove varianti sarebbe in aumento.
“Abbiamo al massimo un anno per non annullare l’efficacia dei vaccini di prima generazione e per contenere le varianti»È stato l’allarme di 77 virologi interrogati da Alleanza popolare per i vaccini.
In sostanza, se non ci affrettiamo a vaccinare non solo i paesi più ricchi ma anche i più poveri, c’è il rischio concreto di rendere inutili tutti gli sforzi attualmente in atto. In questo scenario, il nazionalismo vaccinale indiano e le difficoltà del programma COVAX sono due pessime notizie.
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