lavorare su una legge per allargare la concorrenza – Corriere.it

Mario Draghi ne è più consapevole di chiunque altro ed è anche per questo che il Presidente del Consiglio ora sta dando slancio in modo che il lavoro su questo fronte del piano di ripresa diventi più incisivo. La situazione delle finanze pubbliche non lascia alternative: no se il governo vuole concretizzarsi da solo previsione di crescita per il 2022 (più 4,8%) e nel 2023 (più 2,6%) il debito pubblico è quindi sostenibile.

Non importa che il quadro del deficit possa essere meno problematico di quanto sembri in questi giorni. Due aspetti potrebbero riservare alcune sorprese positive: a fine anno il deficit potrebbe essere di poco inferiore all’11,8% del prodotto interno lordo indicato nel Documento di Economia e Finanza (Def), perché la funzione contabilità è rimasta cauta nelle ipotesi sul gli scenari per i prossimi mesi. Allo stesso tempo, il Ministero dell’Economia e Palazzo Chigi intendono evitare che la spesa straordinaria in disavanzo decisa nel 2020 e quest’anno diventi strutturale. L’orientamento prevale far emergere la maggior parte delle voci create con urgenza, se il Covid-19 finalmente allenta la presa. Ovviamente, questo gioco resta da giocare, a cominciare legge finanziaria autunnale. Ma mentre può generare conflitto con le parti, la decisione di fermare la maggior parte dei flussi di spesa nati dalla pandemia non cambia ai vertici del governo.

Niente di tutto questo, ovviamente, rende normale la situazione dell’Italia. La stessa Def ricorda che nel primo trimestre del 2021 l’attività è diminuita e che il Paese è quindi tecnicamente tornato in recessione. Il deficit previsto dal governo – ricorda Fabio Balboni di HSBC – quest’anno per la prima volta da decenni è chiaramente il più alto della zona euro. Il debito aumenterà di nuovo. La scelta di espandere i supporti Con decisione nasce la certezza che il Paese rischierebbe socialmente di non reggere, prima che i vaccini riportino un po ‘di normalità.

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In questo, Draghi si attiene solo alle raccomandazioni del Fondo monetario internazionale, che raccomanda un’ulteriore espansione di bilancio del 3% del PIL verso la zona euro (l’ultimo decreto del governo è del 2,3%). Ma l’eredità del debito rimane. E per questo, accelerano anche le riforme, con l’obiettivo di favorire la crescita, rendere sostenibili le finanze pubbliche e quindi rassicurare i mercati finanziari. Una delle decisioni più recenti riguarda l’avvio di un gruppo di lavoro per proporre interventi per aprire ulteriormente l’economia alla concorrenza. Questa è una delle misure che la Commissione Europea chiede all’Italia di inserire nella ripresa e offre un’opportunità a Draghi: se le riforme della concorrenza saranno integrate nei progetti europei, anche se non saranno approvate immediatamente, anche i futuri governi italiani dovranno attuare e mantenerli. continuare a ricevere trasferimenti da Bruxelles. Un progetto ben fatto oggi, legato all’acquisizione, legherebbe le mani delle parti anche in futuro.

Su queste domande, il coordinatore Marco D’Alberti, esperto in diritto amministrativo e consigliere di Draghi per le semplificazioni amministrative (che arriverà con un decreto di maggio ad accompagnare il subentro). Tra l’altro, per la prima volta da molto tempo, il Presidente del Consiglio ha deciso anche di introdurre una legge sulla concorrenza.

Si registra un’accelerazione anche su altri fronti di riforma legati alla ripresa. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha istituito una serie di gruppi di lavoro, tutti con scadenze ravvicinate per la presentazione dei progetti. Le preoccupazioni più recenti il codice sulle crisi commerciali, per rendere più agili le procedure fallimentari. Una task force di giustizia civile dovrebbe presentare i suoi risultati a Cartabia entro la fine del mese, considerando le riforme che vanno oltre il reclutamento di migliaia di assistenti per giudici e magistrati. In comproprietà tra il sistema giudiziario e il Ministero dell’Economia, un gruppo di lavoro sulla giustizia fiscale è al lavoro per rendere la vita delle imprese meno costosa e più semplice. Perché il debito pubblico fatto per mantenere la coesione della società in mezzo alla pandemia era necessario, ma anche una scommessa. Per vincere ha un disperato bisogno di una crescita che, senza riforme, resta fuori portata

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