Ecco l’ultima bufala di Conte: “Con i miei governi i porti non si chiudono mai”

Basterebbe una foto per riportare indietro il ricordo Giuseppe Conte, che oggi afferma di non aver mai praticato la politica dei “porti chiusi”: è l’immagine che lo rappresenta con il ministro dell’Interno dell’epoca, Matteo Salvini, con in mano il volantino con l’hashtag # decretosalvini e la scritta “sicurezza e immigrazione”. Era l’apoteosi della divisione della politica di immigrazione della Lega Nord. In questa occasione il Presidente del Consiglio ha mostrato il sorriso delle migliori occasioni, dimostrandosi determinato anche in conferenza stampa a difendere il provvedimento.

Del resto il testo era stato approvato in Consiglio dei Ministri del 24 settembre 2018 sotto i suoi occhi, non è che stesse davvero facendo qualcos’altro quando il via libera è arrivato alla sede del governo. Il sigillo arriva dal comunicato stampa ufficiale: quel Cdm ha incontrato “alle 11:41 a Palazzo Chigi, presieduto dal Presidente Giuseppe ConteSolo lui, l’avvocato del popolo, con tutta la squadra ministeriale.

Caso Tale e Aquarius

A giugno, qualche mese prima, Conte aveva anche condiviso l’approccio del suo alleato alla vicenda Aquarius. Insomma, non è stato un colpo di grazia, dal momento che il Pd lo aveva severamente criticato. “Chiaramente ho chiesto al premier maltese Muscat di occuparsi almeno dell’aiuto umanitario delle persone in difficoltà che si trovano su Aquarius, ma l’ennesima riluttanza di Malta, e quindi dell’Europa, ad intervenire e prendere in carico l’emergenza è confermata», Ha poi sostenuto Conte. Un test forte per dimostrare come il suo governo sia impegnato, in maniera granitica, a difendere la linea senza compromessi sui migranti. Quella dei porti chiusi, infatti, al di là del tecnicismo.

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Sul caso Sea Watch, dopo la forzatura del comandante Carlola Rackete, l’ex primo ministro ha usato parole taglienti: “Il Sea Watch è stato un ricatto politico sulla pelle di 40 persone“E ancora: nel luglio 2018 Conte rivendicava su Facebook il risultato della distribuzione di altri migranti bloccati in mare da giorni, tra clamori dell’opposizione:”Francia e Malta porteranno rispettivamente 50 dei 450 migranti trasbordati sulle due navi da guerra. A breve arriveranno anche le adesioni da altri paesi europeiCon queste premesse il passaggio sul decreto sicurezza era quasi scontato, un esito più che naturale.

Fiducia nel decreto sicurezza bis

I fatti ci ricordano un’altra verità: il decreto sicurezza bis è stato l’ultimo atto del Parlamento prima della crisi che ha portato alla caduta del primo governo Conte. Era nell’agosto 2019, il governo si è fidato del testo per consentirne l’approvazione. Un gesto significativo che spiega il livello di condivisione. Inoltre, anche in questa occasione, nel Cdm dell’11 giugno 2019, era presente il Presidente del Consiglio mentre l’esecutivo ha detto sì alle regole volute da Salvini per stringere ulteriormente i bulloni sull’immigrazione. È il verbale di Palazzo Chigi a dichiarare la sua presenza alla riunione, non è una tesi astratta di detrattori.

Certo oggi, da esperto giurista, Conte oggi cerca di raddrizzare le cose, di porre l’errore tecnico, sostenendo che i porti non erano chiusi e che Salvini era solo propaganda. Quindi le porte erano aperte, molto aperte, non è assolutamente vero che fossero chiuse. Ma abbiamo capito bene allora, e ora capiamo il senso della formula adottata dal leader della Lega Nord. E non era il livello di apertura dei porti, che non possono essere blindati perché non siamo in guerra, ma era l’espressione per indicare una linea dura contro gli sbarchi. E il conte all’epoca lo condivise pienamente, a tal punto che firmò i decreti nei consigli dei ministri da lui presieduti.

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