SMS di ADL a Gattuso, commenti oltraggiosi su Ciro, Osimhen contro razzo cinese e ultimo sacrificio di Ringhio

Zero con i burloni. A chi ha trasformato il calcio in ricatto emotivo, che devi quasi aver paura di incoraggiare. “Sì, ma non eccitarti.” “Equilibrato”. Roba che appartiene alla squadra, non ai tifosi. Il calcio è gioia, emozione, assoluta instabilità emotiva. Un secondo sei un mostro, l’altro sei il peggior nemico. Bisogna lottare per restituire ai fan l’istinto del momento, per godersi un momento fugace che rifiuta il razionale. Lunga vita ai favoriti, l’inizio si innamora.

Un gol subito con una difesa quasi inedita. Piccolo calo generale della pressione sanguigna, lieve sbavatura di Meret nel rigetto ma le risposte positive sono arrivate. Manolas-Rrahmani lascia le briciole agli avversari, Amir mette ordine e Kostas ci dà la spinta. È fondamentale lavorare durante la settimana per rendere la tuta ancora più resistente.

Due assist di fila, contro Cagliari e Spezia per Insigne con lo stesso destinatario: Osimhen. Veloce il 24 per cogliere il movimento del compagno di squadra, ma la migliore partita del suo gioco è un’altra. Una diagonale difensiva, con trenta metri fatti per fermare una percussione Maggiore. Un capitano, quando la trama assegna i ruoli principali ad altri, dovrebbe rimboccarsi le maniche e rendersi utile dove necessario.

Tre gare. Tre entità uniche, non correlate. Bisogna pensare così in vista di Udinese, Fiorentina ed Hellas: attribuire un’importanza storica a ciascuna frazione di quest’ultima tappa del campionato. È in gioco il presente, il futuro, la possibilità di concepire un domani che, mantenendo questa struttura, sarà comunque radioso.

Quattro minuti e una verità che ti fa rabbrividire. Mertens e questa maledetta caviglia, tormento che bussa ancora alle porte di un campionato più contuso del tirocinante schiavo della serie “Boris”. La sofferenza di Ciro è la nostra sofferenza. Chi oggi condanna, attacca Dries, non ama Napoli e uno dei suoi pezzi di storia. E la storia esige rispetto.

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Cinque le menzioni: i marcatori, la squadra e Gattuso. Con Rino al primo posto nel tweet di ADL alla fine della gara, che non scrive a caso o sceglie a caso la serie di vittorie per i suoi personalissimi Oscar. Vicino al gol, ma a dire il vero con i tifosi: oggi non sembra esserci margine per riparare lo strappo. Come canta De Gregori: Stasera sto guardando questa strada e non so dove devo andare: “Vedi, siamo come cani. Senza colletto. Lo vedi così com’è … è prendere e andare ”.

Sei anni e mezzo per Lozano, che trova la zampa che lo fa sorridere e la doppia cifra in campionato. Fondamentale è trovare il miglior Hirving, la sua capacità di essere decisivo senza bisogno di troppo spazio e troppo tempo. Meglio avere tutte le frecce piuttosto affilate nella faretra per quel finale infuocato.

Sette assist in campionato di Giovanni che, come detto, non inganna. Di Lorenzo è genuino, non può che fare appello alla sua disponibilità a dare un contributo fondamentale in entrambe le fasi. Dà sempre una possibilità, una boccata d’aria fresca alla manovra che sostiene con la cura di una nonna che prepara dodici pasti al giorno per il nipote perché è sprecato. Giovanni c’è sempre e quando arriva la palla spesso fa la cosa giusta. Non sembra molto …

Otto a Pietro con un gol e un assist. Corri la gara, con la leggerezza di chi non deve spingere troppo per essere deciso, tocca solo l’acceleratore e si libera alle sue spalle. Due virtuosismi solisti alla chitarra elettrica, poi si dedica alla gestione. Se il talento avesse un peso, quello di Zielinski su una scala sarebbe di gran lunga maggiore di quello di Spezia.

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Nove per Gattuso, che prepara il match alla perfezione e si insinua nelle fessure del game plan italiano. Mancano 270 minuti, probabilmente l’ultimo a Napoli, ma a Rino non importa. Non c’è altro che l’obiettivo nella sua testa, è il re Leonida con una rinnovata percezione delle cose. Sa che la sua potrebbe essere una vittoria, anche se comporterà un sacrificio personale. Questa è la più grande garanzia per le restanti gare. Non è la vendetta a spingere Rino, ma un profondo amore per la palla.

Dieci in Osimhen, una tanica di poliuretano espanso il ragazzo che copre tutti gli spazi, colma i vuoti di un desiderio ardente, di un desiderio folle e disperato come la bottega di Leopardi. Vuole crescere, conoscere, migliorare. Victor è un prototipo, ma non un prototipo sviluppato in laboratorio. È la natura che prevale su tutto, la strada che ti insegna, il campo che ti corregge, il prato verde che ti ispira. Si spezza il cuore di chi, divorato e di fretta, l’aveva classificato come il cestino dell’anno. Il limite è il ragazzo del cielo. E forse mi manca. Se incontri dei razzi cinesi smarriti, portali a casa. Ogni montagna scalata da chi è partito dal basso è a dir poco una speranza. Per coloro che pensavano di non poterlo fare. Corri Victor. Corri forte. Corri “molto”, come ci piace.

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