Pressando il coprifuoco e la riapertura, Draghi decide lunedì

Ma resta da vedere l’enigma quando verrà attivato il cambio di domicilio, con Salvini in prima fila a chiedere che le misure diventino operative da martedì. Ma intanto gli effetti dell’abbandono scolastico si sono incontrati in cima a Palazzo Chigi.

Il tema della riapertura e del coprifuoco è stato presentato per la prima volta dal ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini, dal collega della Lega Giancarlo Giorgetti e dalla titolare di Italia Viva Elena Bonetti. Ma la pratica è stata messa sul tavolo dopo che Draghi aveva già lasciato la riunione e solo il sottosegretario Roberto Garofoli è rimasto.

Un gesto, quello del presidente del Consiglio, che ha stroncato sul nascere ogni possibile discussione in anticipo sui tempi immaginata da Palazzo Chigi. Inoltre nelle ultime ore filtrava dalla sede del governo la linea di cautela, confermata dalla decisione del presidente del Consiglio di chiamare la sala di controllo lunedì e non venerdì, è arrivata in serata.

Una scelta che si lega anche alla necessità di disporre di dati epidemiologici “utili” per poter fare le giuste valutazioni. Chi arriva venerdì, infatti, non darà ancora un quadro completo degli effetti della riapertura decisa il 26 aprile, ma solo i primi giorni. Ma la pressione delle parti è forte e non si può escludere che il fascicolo emerga durante il Cdm chiamato a dare il via libera al nuovo decreto di sostegno.

Il centrodestra insiste infatti e per aumentare la pressione presente al Senato una mozione firmata da tutte le forze politiche, Lega, Forza Italia, Udc e Cambiamo: fuori dal coprifuoco, è la richiesta, anticipare la riapertura prevista per giugno e luglio, quindi ristoranti coperti, palazzetti dello sport, parchi tematici, fiere, convegni e congressi, consentono l’organizzazione di eventi e cerimonie dando il via libera al settore wedding, aprendo gli stadi a negozi e centri pubblici nei fine settimana.

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“Chiudere gli italiani in casa alle 22 è immorale – dice Matteo Salvini. – Di fronte a questi dati di cui disponiamo, perché continuare a impedire agli italiani di tornare a lavorare con buon senso e sicurezza?” Parole alle quali rispondono le fonti del partito del ministro della Salute Roberto Speranza sottolineando che è proprio la “linea di cautela” che ha garantito un miglioramento della situazione e, quindi, “non deve essere abbandonato”.

Il compromesso, secondo varie fonti ministeriali, ciò potrebbe essere proprio nel rinvio del coprifuoco alle 23 e nella definizione di una data certa per i settori che non hanno ripreso l’attività: il matrimonio, che potrebbe ricominciare il 15 giugno, il centri commerciali, che potrebbero riprendere i lavori nei fine settimana dal 23 maggio.

Invece non dovrebbero esserci novità per ristoranti coperti, palazzetti dello sport (il decreto prevede il 1 giugno) e parchi tematici (1 luglio) sono scesi in piazza a Roma: “Lo Stato ci ha completamente dimenticati, vogliamo riaprire subito”, è la richiesta popolare.

Sul tavolo del governo c’è poi un altro gioco ed è quello del modifica dei parametri che definiscono i colori delle regioni. Se continuiamo a tenere conto della RT dalla prossima settimana, diverse regioni potrebbero finire in arancione, visto che con la riapertura l’aumento dei contagi è scontato. Se vogliamo rendere irreversibile il riavvio, è quindi necessario cambiare la modalità di valutazione. Proposta Sul quale il Governo e le Regioni si discuteranno nelle prossime ore è da prendere in considerazione la RT ospedaliera, ovvero la situazione dei pazienti Covid in terapia intensiva e nei servizi ordinari. Andremmo in una zona ad alto rischio se la prima supera il 20% dei posti totali disponibili e la seconda il 30% (oggi la soglia critica è rispettivamente del 30 e del 40%). Inoltre, sarebbero definite 3 fasce di incidenza, la più alta fissata a 150 casi per 100.000 abitanti.

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