Marco Maria Marcolini, ingegnere milanese di 52 anni, statale tra i primi contagiati da Covid, a febbraio 2020. Più di un anno dopo, ancora livelli molto alti di anticorpi. Ieri il messaggistica ha raccontato la sua storia. I medici mi dicono di aspettare il vaccino – dice – ma nell’attesa i miei test sierologici non sono validi per ottenere il Green Pass. Come devo comportarmi?
In effetti, il circolare del Ministero della Salute del 3 marzo, Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un’infezione da Sars-CoV-2, parla chiaro: i guariti dal Covid possono essere vaccinati dopo 3 mesi dalla fine dell’isolamento, ed entro 6 mesi, con una dose. Sii una persona guarita hanno ricevuto due dosi per più di 6 mesi. fare il test sierologico prima della vaccinazione – sottolinea la circolare – inutili.
Una singola dose di vaccino può essere presa in considerazione per la somministrazione in soggetti che hanno avuto una precedente infezione (sintomatica o asintomatica), a condizione che la vaccinazione sia effettuata a almeno 3 mesi dopo l’infezione documentata e preferibilmente entro 6 mesi dalla stessa si legge nel documento. Questa regola si applica a tutte le persone dai 12 anni in su. Gli individui fragili sono un’eccezione, che presentano stati di immunodeficienza, primari o secondari a trattamenti farmacologici – spiega il ministero -. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da Sars-CoV-2 e la sua durata, si raccomanda di proseguire il programma vaccinale proposto, oppure di ricevere due dosi di vaccino (o la singola dose di Janssen).
E veniamo a test sierologico: molte persone che vengono curate lo fanno prima di essere vaccinate, ma è una pratica inutile. Come riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità, l’esecuzione di test sierologici per identificare anticorpi positivi al virus o altro tipo di test, sconsigliato ai fini del processo decisionale sulla vaccinazione, chiarisce la circolare. Il vaccino migliora solo la risposta immunitaria che si è sviluppato con l’infezione, quindi consigliato a chi si è ammalato. Tanto più in presenza di nuovi varianti estremamente trasmissibile. L’unica raccomandazione è di aspettare tre mesi dalla fine del contagio, con tampone negativo.
Non solo: in Italia non esiste un test sierologico standardizzato, quindi ci sono diverse tecniche che i laboratori possono usare e se una persona ripete il test, è probabile che ottenga risultati diversi. Per questo il ministero ha voluto fare chiarezza sulla situazione dei guariti con la circolare di marzo.
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29 giugno 2021 | 07:11
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