I moderni motori a benzina e diesel sono particolarmente sensibili alla presenza di acqua o di impurità nel carburante, che possono causare gravi danni. Cosa fare in questi casi per ottenere un risarcimento?
Può succedere che fai rifornimento alla tua auto o moto e finisci nel serbatoio sporco con gravi conseguenze sul motore. Soprattutto se sotto il cofano pulsa un motore a benzina (in questo caso interessanti anche le due ruote) o un diesel di ultima generazione, particolarmente sensibile alle impurità e all’acqua che potrebbe finire nei serbatoi dei distributori per inesperienza o morte. Senza escludere gli operatori che forniscono carburanti di scarsa qualità, spesso di provenienza illecita. Lo stesso vale per il rifornimento non corretto, quando si pompa benzina al posto del gasolio nel serbatoio – o viceversa – per negligenza del benzinaio. Si tratta dei casi in cui l’automobilista ferito può rivalersi sull’operatore dell’impianto, mentre è escluso il rifornimento in modalità self-service improprio, quando l’automobilista stesso confonde le pistole di erogazione. Vediamo come farlo.
DIMOSTRARE L’ENTITÀ DEL DANNO E DELLA RESPONSABILITÀ
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Il primo elemento da considerare sono le responsabilità, che devono essere dimostrate da fatti inconfutabili. Supponendo che la causa dell’avaria al motore sia proprio il carburante sporco o avariato, che deve essere certificato da un’officina sia mediante dichiarazione scritta dell’officina che ha riparato il veicolo, sia mediante fattura di intervento accompagnata. La semplice stima, infatti, non ha valore legale. spesa e potrebbe essere facilmente contestato. La fattura è indispensabile per giustificare la spesa effettuata. Naturalmente, per ottenere il risarcimento, deve essere dimostrata la responsabilità del gestore dell’impianto, la cosiddetta prova “Relazione causa-effetto” (o “causale” come dicono gli avvocati). E non è sempre facile sapere quale distributore di benzina era responsabile, perché spesso quando si paga alla stazione di servizio, non si ottengono scontrini, scontrini o fatture. A meno che tu non abbia pagato con bancomat o carta di credito, cosa sempre consigliata.
ATTENZIONE AL MANAGER IN DUE MESI
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Una volta raccolte le prove inconfutabili del danno, l’automobilista deve risalire al nome dell’azienda proprietaria dell’impianto. Per quanto riguarda il pagamento, usa un bancomat o una carta può essere di grande aiuto, soprattutto nel caso di grandi fabbriche dove non c’è proprietario o nel caso di self-service non presidiato. Con questi dati dovrà essere inviata una lettera di diffida con la richiesta di risarcimento del danno, da inviarsi entro e non oltre due mesi alla scoperta del danno, a pena di decadenza dalla garanzia per l’acquisto della merce da parte dei consumatori. Diversamente, se l’automobilista ha pagato con carta e scaricato il costo con le “carte carburante” perché è un’impresa o un professionista, il termine per contestare è Otto giorni. Dal canto suo, il direttore dell’impianto deve provare l’assenza di colpa a lui imputabile, o di forza maggiore. Ad esempio, nel caso dell’acqua nel carburante, che questa fosse già presente nella fornitura arrivata dal grossista. Esiste però una sorta di “presunzione di colpa” nei confronti del titolare dell’impianto di rifornimento, che ha l’obbligo contrattuale di fornire carburante esente da impurità o sostanze estranee. Ciò che ad esso è imputabile è la responsabilità che il legislatore attribuisce ai venditori di beni di consumo, i quali sono tenuti a consegnare i beni ai consumatori in conformità al contratto di vendita.
18 luglio 2021 (modificato il 18 luglio 2021 | 13:56)
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