Bridge, Hold’em e Burraco: l’Italia del tavolo verde che sbanca all’estero

Bridge, Hold’em e Burraco: l’Italia del tavolo verde che sbanca all’estero

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori e senz’altro anche di giocatori di carte. Il Belpaese del resto da sempre tende a primeggiare per quel concerne il divertimento e in quanto a giochi di carte difficilmente prendiamo lezioni da qualcuno. Pur non avendo inventato questo passatempo che dalla Cina intorno al 700 d.C. ha raggiunto l’Oriente per poi arrivare in Europa intorno al 1200 seguendo le rotte dei crociati, gli italiani si sono distinti per inventiva sia per quel che concerne l’invenzione di giochi di carte che sotto la sfera della fattura delle stesse. Il gioco dei Trionfi, antico antenato dei più moderni tarocchi, è stato ad esempio “brevettato” nelle signorie del Nord Italia e alcuni dei mazzi più pregiati giunti sino ai nostri tempi ed oggi conservati come preziose rarità nei musei di mezzo mondo, provengono dalle “officine” di mastri artigiani veneziani, milanesi e ferraresi. La cultura della partita a carte è nel DNA nazionale, basti pensare alla incredibile varietà di mazzi che affolla l’intero territorio, dalle siciliane alle baresi passando per le romane le trevigiane, le piacentine e via dicendo. Una varietà di mazzi spesso accompagnata anche da una ricca scelta di giochi particolarmente diffusi in alcune aree territoriali dalla scopa alla bestia, passando per la briscola, il tresette, il sette e mezzo, l’asso piglia tutto e “compagnia giocante”.

Il sopravvento dell’era digitale ha tuttavia in qualche maniera allontanato i più giovani dalla smazzata tradizionale e oggi, gli appassionati di questi giochi preferiscono coltivare le loro passioni nei casinò online dove, tra un giro di slot con dinamiche da videogame e un giro di roulette con croupier ripresi in digitale, è possibile anche trovare proposte di tornei di Burraco, Bridge e naturalmente anche portali dedicati interamente al poker online. A proposito di poker l’Italia del tavolo verde ha sfiorato un’impresa epica nel 2019 quando Dario Sammartino, numero uno del ranking italiano con oltre 14 milioni di euro guadagnati in carriera, ha quasi centrato il colpaccio a Las Vegas arrivando secondo al main event dei WSOP, le World Series Of Poker o meglio il torneo dedicato all’Hold’em più prestigioso del pianeta. Al tavolo finale il rounder napoletano cresciuto al Vomero è dovuto soccombere al tedesco di origini iraniane Hossein Ensan chiudendo al secondo posto con una borsa da 6 milioni di dollari. Attualmente Sammartino è nella top 50 del poker mondiale e questo suo mancato exploit lo ha inserito nel firmamento delle stelle nascenti di questa disciplina.

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Un altro italiano abituato a primeggiare è il grossetano Fulvio Fantoni, numero del ranking mondiale del Bridge, uno dei pochi atleti di questo sport della mente capace di conquistare il Triple Crown, ovvero la vittoria dei tre tornei più importanti di questa disciplina (il mondiale a coppie, le olimpiadi e Bermuda Bowl). Fino al 2018 il suo compagno di gioco era il romano Claudio Nunes con il quale Fantoni ha formato la cosiddetta Fantunes, coppia di assi del Bridge caratterizzata da uno stile di gioco estremamente aggressivo denominato Fly. A testimoniare l’abilità degli italiani nel Bridge non solo il palmares della federazione tricolore che in bacheca conta numerosi titoli internazionali in tutte le categorie ma anche la temibile fama che accompagna gli atleti impegnati in contesti internazionali che in passato ha spinto diverse nazionali a disertare i confronti con gli italiani colpevoli, a loro dire, di truccare le partite (fatto mai verificato dagli organi organizzatori e dal personale controllore competente). Sebbene il Burraco a livello di intrattenimento sportivo sia meno considerato nei palcoscenici internazionali tanto da non essere mai stato entrato nella lista potenziale degli sport olimpici (il bridge e il poker ci hanno provato senza essere accolti fino ad oggi) resta un passatempo ampiamente diffuso a livello globale. L’Italia anche in questo caso la fa da padrone e ad esempio, nel 2014, l’aversano Giuseppe Caianello ha partecipato ai World Golden Award Burrachino vincendo il torneo internazionale tenutosi a Bujumbura nella capitale del Burundi. Questo torneo aveva anche il nobile intento di raccogliere fondi per l’Africa e lo stesso Caianello è del resto un rinomato cardiochirurgo impegnato nei territori del terzo mondo a dimostrare che i nostri connazionali sanno essere campioni sul tavolo verde come nel sociale.

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