“Agguati e picchiati per rubare un cellulare, una felpa e un portafoglio”: una ragazza denuncia la baby gang in piazza Duomo a Milano

“Avevano attacco, mi hanno buttato a terra, preso a calci e schiaffeggiato per prendere il mio portatile, la mia felpa e la mia portafoglio. Adesso ho paura. Da tempo non voglio più mettere piede in centro”. parlare è Julienne (ndr nome di fantasia), un adolescente milanese che si è trovato nei giorni scorsi nel mirino di a bambino banda che è attivo da molto tempo in piazza Duomo. Sono lei e sua madre a raccontare la storia di un ilfattoquotidiano.it. Lo fanno dopo il rimostranza presentato ai fucilieri di via Mosca, che stanno indagando sul caso.

Il terrore c’è ma c’è anche il desiderare che quello che è successo non accada ad altri coetanei. Non solo. Giulia, anche se lesione nella sua anima, non stava attaccando queste ragazze ma vorrebbe che fossero identificate in modo che potessero cambiare il loro percorso, avere un’altra vita. “È stato pomeriggio; con altri amici, eravamo in piazza Duomo quando siamo stati avvicinati – spiega la ragazza – con la scusa che a ragazzo doveva parlare con noi. Non abbiamo capito subito che era un trappola ma l’insistenza ci ha fatto stare in guardia”.

A pochi passi c’è il resto della “bendato“. Non decidono di agire davanti agli occhi del Fanculo ma convincono le ragazze ad allontanarsi di qualche centinaio di metri: “Una volta lì, ci hanno presi. cerchio. Erano tutte ragazze della nostra età, capaci di parlareitaliano ma con accento straniero. “Per Giulia e gli altri sono tempi terribili. Non sanno bene cosa fare. Temono che grido essere peggio. Sanno che scappare potrebbe non essere facile. Uno di loro riesce a scappare ma per Giulia non c’è scampo. “Una delle bande – ha detto il vittima – Cosa succede se strappato subito la borsa, portando il pochi soldi Ho avuto e il telefono. Ho provato a ribellarmi, a liberarmi ma lo ero gettato Terra”.

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In quel momento il “batterista ufficiale“:” Stiamo parlando di lei. Dicono che porti forte. L’hanno chiamata a comando e lei mi ha colpito dappertutto corpo senza distinzione. Sono stati secondi molto spaventosi, ma ho cercato di reagire. Mi hanno chiesto cosa Nazionalità Lo ero e quando ho detto che ero italiano hanno fatto una smorfia disprezzo“. A porre fine ai combattimenti è stato l’intervento del militare presente nella posizione di Piazza Duomo: “Quando sono arrivati ​​ho chiamato dal mio Amica, era tutto finito. Sono dovuto andare in ospedale: ho un dito steccato e un ginocchio dolorante”.

Reclamo immediato a fucilieri dove Giulia riconobbe la foto del “batterista“. La storia di Giulia si è stabilita grazie a coraggio della ragazza che è tornata a casa e ha detto al madre; ma dietro questo caso ce n’è uno seguente fatti simili che rivelano un vero baby gang che opera nel cuore del centro storico, nel capoluogo meneghino: “Avevo già sentito parlare di quello che stava succedendo intorno a piazza Duomo. sui sociale questa ragazza maltrattata è nota. Spero che anche attraverso il mio rimostranza nessuno può più ritrovarsi nelle mani di questa banda. Ma non solo. Sono convinto che questi ragazze che hanno più o meno la mia età, sono persone da cui vengo? famiglie che hanno disagio. Se vengono identificati, potrebbe essere un’opportunità per loro di capire sbagliare e cambia direzione”.

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