Non solo phishing. Anche la carta di credito può essere vittima delle nuove tecnologie, se applicate illegalmente.
L’uso degli sportelli automatici è il più frequente che può incidere sulla vita dei consumatori. Soprattutto negli ultimi tempi, visto che si è scelto di favorire il più possibile la via dei pagamenti tracciabili e, di conseguenza, l’utilizzo di forme di transazione elettroniche. Sia dalla parte dell’acquirente che dalla parte del venditore, l’obiettivo è incoraggiare l’uso delle carte, bonifici elettronici o anche bancomat, con la speranza di poter ridurre progressivamente l’uso del contante e, di conseguenza, pratiche illecite come l’evasione e il riciclaggio di denaro. Non una missione a lungo termine, visto che sono già state messe in atto normative stringenti e la pandemia ha indirettamente favorito tali pratiche, anche a distanza.
Il problema è che, mentre indubbiamente ha semplificato le cose, la tecnologia ha scoperto i nostri soldi attaccando i criminali informatici. E, nonostante gli efficaci sistemi di sicurezza adottati da istituzioni e piattaforme che effettuano pagamenti online, incappare in una truffa è tutt’altro che raro. Non è solo phishing ma tutta una serie di pratiche fraudolente volte a posizionarsi esattamente tra il consumatore e il suo strumento di pagamento. L’obiettivo non è solo estorcere direttamente denaro ma anche ottenere dati personali utili al compimento della truffa (principalmente accessi illeciti a conti correnti o prepagati).
Truffa bancomat: quello che può succedere fa paura
Bancomat, allarmi truffa: il furto si pratica anche in metro
La prima regola, in caso di prelievo o pagamento con carta di credito, è quella di coprire la tastiera. Ciò impedirà a chiunque di sbirciare mentre digitiamo il codice PIN. Tuttavia, sempre più spesso i commercianti invitano il cliente a farlo toccare il dispositivo POS per alcuni secondi con la carta, per autorizzare piccoli pagamenti. Una possibilità concessa, secondo la normativa introdotta nel 2021 (la PSD2), solo per pagamenti fino a 50 euro al giorno. Operazioni apparentemente molto semplici ma che, viaggiando sui canali tecnologici, possono essere attaccate se dall’altra parte c’è qualcuno abbastanza esperto da interferire nella cosiddetta comunicazione bidirezionale. Cosa che avviene rigorosamente senza fili.
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In queste situazioni apparentemente innocue, la truffa ha luogo. Nei luoghi più frequentati, infatti, basterebbe un punto vendita virtuale, tramite un’applicazione installata sul telefono, per creare una transazione falsa. Può essere lo stesso quando si preleva da un bancomat o anche in metropolitana. È sufficiente la relativa vicinanza per poter “collegare” il POS con la carta e, di fatto, autorizzare pagamenti illeciti. La truffa potrebbe anche far sparire 100 euro con una sola transazione. Qualcosa di simile a quanto accade con le carte prepagate con il sistema di ricarica, con la differenza che con gli ATM si può contestare l’addebito. Un possibile rimedio potrebbe essere l’uso della carta argentata per proteggere la carta o l’acquisto di un apposito portafoglio. Tuttavia, il monitoraggio costante dei movimenti del conto rimane la soluzione migliore.
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