L’impatto del covid-19 sulla catena di distribuzione

Con l’arrivo della pandemia, prima in Cina alla fine del 2019, e nel resto del mondo a partire dai primi mesi del 2020, siamo andati incontro ad una forte crisi economica. Tra i diversi crolli che hanno caratterizzato questo periodo, si è potuto presto notare un peggioramento anche in settori che a prima vista non avevano destato preoccupazioni. Stiamo parlando della crisi delle materie prime, quella che viene chiamata supply chain (https://it.wikipedia.org/wiki/Gestione_della_catena_di_distribuzione).

Il rincaro dei prezzi non è però riscontrabile solo nei consumi energetici a livello globale. Ma si è riscontrato un aumento dei costi anche per aziende di diverso tipo, facilmente visibile dai singoli consumatori durante gli acquisti. Non si tratta infatti di un aumento di prezzi immotivato, bensì una conseguenza diretta dovuta all’assenza delle materie prime necessarie per la realizzazione di diversi articoli. Così come la mancanza di lavoratori, oltre che di problemi logistici legati ai trasporti via terra, ma anche marittimi.

Per esempio, in quest’ultimo anno siamo andati incontro ad una delle più grandi crisi del silicio, la cosiddetta crisi dei semiconduttori (https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_dei_semiconduttori). Il silicio, infatti, è una delle materie prime essenziali per la realizzazione dei microchip e nell’anno 2021 la domanda ha superato l’offerta del 15%.

La supply chain delle aziende è in crisi: ecco perché

La crisi della catena di distrubizione non è spiegabile attraverso una singola motivazione, sono infatti tanti i fattori che, sviluppatisi durante la pandemia, hanno permesso che questa si verificasse. Inoltre, non è scontato supporre che ogni azienda sia in una situazione di crisi differente, tuttavia, trattandosi di una crisi a livello mondiale, si possono analizzare quelle che probabilmente sono le cause più comuni e ricorrenti.

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Durante la pandemia la maggior parte delle persone in tutto il mondo si è trovata costretta all’interno della propria abitazione. Questo evento ha causato un notevole aumento nell’acquisto di oggetti e materiali di diverso tipo. Le persone, infatti, improvvisamente confinate in casa e con molto più tempo libero a disposizione, hanno colto l’opportunità per coltivare nuovi hobby, comprare attrezzatura sportiva per l’allenamento domestico o console per l’intrattenimento.

In molti avranno sicuramente notato l’impossibilità di trovare, nel periodo di picco pandemico, oggetti come pesi, bilancieri, fasce elastiche, biciclette e tantissimi altra articoli sportivi. La domanda infatti aveva superato così tanto l’offerta presente che tutt’ora rimane difficile trovare articoli sportivi di determinate categorie.

Lo stesso è accaduto per le console di gioco, come per esempio la Play Station 5 e la Xbox Series X|S, che a causa della crisi dei microchip rimangono tutt’ora introvabili. Pe sopperire a questa mancanza, Sony ha dovuto produrre più PlayStation 4. Infatti, quest’ultima richiede componenti più facili da reperire rispetto a quelli necessari per la realizzazione di console di ultima generazione. Di conseguenza assemblaggio, distribuzione e infine vendita risultano più facili.

In questo divario di produzione, chi ne è uscito vincitore sono invece i servizi online che non necessitano materiali fisici per avere luogo. Le palestre sono infatti state rimpiazzate momentaneamente da corsi online, e le console fisiche sono state superate dai siti online che propongono diverse modalità di intrattenimento. Un esempio è quello dato dai casinò online come https://www.vegasslotsonline.com/it/ che nel suo sito propone oltre 7000 slot online a cui è possibile giocare gratuitamente. Sono presenti non solo le più famose nel pubblico italiano, ma anche slot inedite di ultima generazione. Il tutto accompagnato da certificazioni ADM che aiutano i giocatori a selezionare solo i casinò più affidabili e legali del mercato italiano.

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La riattivazione continuativa dei consumi, dopo un periodo di fermo, ha poi portato diversi problemi soprattutto per le imprese più piccole o il settore della ristorazione. La ripresa irregolare e discontinua da parte dei consumatori, indotta dalle continue e mutevoli restrizioni adottate in tutto il mondo, ha fatto sì che le aziende non avessero modo di prevedere la quantità di ordini e, di conseguenza, molte aziende si sono viste interi magazzini svuotati. Altre hanno invece sofferto per la mancanza di spazio in cui stoccare tutta la merce richiesta dai clienti, con un conseguente aumento di attesa tra l’ordine e l’invio della merce.

Trasporti esteri

Il problema non si limita unicamente alla domanda e alla offerta. Sono sempre di più, infatti, i prodotti importati da Stati esteri dove le imprese si sono ritrovate a ripartire in momenti diversi. Le materie prime in particolare arrivano spesso da altri Paesi e la crisi dei trasporti, come quella dei trasporti di terra, è dovuta alla chiusura delle frontiere e al blocco dei movimenti.

A questo si aggiunge l’aumento dei prezzi delle materie prime, legato alle domande del mercato di domanda e offerta, dove l’aumento delle richieste da parte dei clienti ha indotto un aumento dei costi. La conseguenza è che molte aziende si sono così ritrovate a comprare meno, produrre meno e offrire meno prodotti.

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