Le aziende tecnologiche che violano la nostra privacy svantaggiano le aziende che rispettano le regole. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea. Ecco perché ora le violazioni della privacy possono essere affrontate anche da un garante della concorrenza. E può comportare pesanti multe per le aziende tecnologiche.
“La decisione della Corte di giustizia europea dà all’Europa molta più influenza per combattere le violazioni della privacy”, ha detto martedì a NU.nl l’addetto stampa Stefaan van der Jought. Il problema ora è che le autorità di regolamentazione della privacy sono spesso a corto di personale per far fronte alle violazioni della privacy.
Le aziende tecnologiche stanno guadagnando molti soldi dagli annunci personalizzati. Violando la nostra privacy, queste aziende possono raccogliere molte informazioni su di noi. Ciò consente di compilare profili pubblicitari più accurati, il che si traduce in maggiori entrate pubblicitarie.
Le aziende che rispettano le regole e non violano la nostra privacy possono guadagnare meno dalle pubblicità. Questo perché in questo caso i profili degli annunci sono meno accurati. In una situazione del genere, queste società sono svantaggiate da parti che non prendono molto sul serio la nostra privacy.
Grazie a questa decisione, le aziende tecnologiche che violano la nostra privacy possono essere trattate non solo da un regolatore della privacy, ma anche da un garante della concorrenza come ACM. Secondo Van der Jought, un cane da guardia della concorrenza spesso ha più peso di un regolatore della privacy.
Un’arma più potente nella lotta alle violazioni della privacy
Un cane da guardia della concorrenza può inseguire le aziende tecnologiche sulla base di altre leggi e regolamenti. Se una violazione della privacy comporta una distorsione della concorrenza, la legge sulla concorrenza può intervenire in modo molto più severo di quanto consentito dalla legge sulla privacy.
Se viene dimostrata una distorsione della concorrenza, le aziende possono incorrere in sanzioni fino al 10% del fatturato annuo. Per aziende tecnologiche come Meta, Alphabet e Amazon, ciò significa multe fino a miliardi di euro.
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