La fabbrica del freddo in Eurasia è in moto, che inverno sarà? – Hai poco tempo

Ecco gli indici climatici che influenzeranno il prossimo inverno 2020/2021

Sappiamo che il tempo non può superare il limite di 72 ore. È solo in determinate circostanze, di piena stabilità atmosferica, come in estate, quando il sistema di alta pressione sbarca sul Mediterraneo, che si può superare la soglia delle 72 ore. Tuttavia, oggi, grazie ai tanti progressi della meteorologia, e soprattutto alla sempre più corposa “letteratura scientifica” accumulata negli ultimi decenni, è possibile studiare e seguire i vari indici climatici per comprendere, a anticipo, il comportamento di una stagione. Questa volta non parleremo di previsioni, ma di “tendenza”. Questo ci darà una comprensione di quello che potrebbe essere il modello atmosferico dominante in tutto il continente, basato sulle anomalie di pressione e temperatura previste a lungo termine.

Quest’anno la stagione invernale sarà probabilmente fortemente influenzata da due importanti eventi atmosferici, come “Oscillazione quasi biennale” e il fenomeno di “La ragazza”, sull’Oceano Pacifico. Il “Oscillazione quasi biennale” punti forti l’oscillazione dei venti zonali equatoriali a livello stratosferico che alternativamente variano nella loro direzione, scadendo entrambi da est (“Orientali“) Per venire più tardi dall’Ovest (“Westerlies“), Secondo un periodo che dura in media dai 28 ai 29 mesi. Questa variazione non è sempre regolare, tanto che può variare dai 20 ai 36 mesi. Secondo recenti studi, i venti che soffiano a livello stratosferico al di sopra della zona equatoriale subiscono periodici mutamenti che si diffondono gradualmente nella parte inferiore della stratosfera, raggiungendo i confini più alti della troposfera, che tra le fasce tropicali e l’equatoriale può superare i 16-18 km di altezza.

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Analizza il file QBO
ad altitudini maggiori (tra 10 e 20 hPa) è possibile ottenere informazioni significative sulle correlazioni climatiche contemporanee, mentre effettuando misure a livelli inferiori (70 hPa) è possibile ottenere una tendenza climatica a lungo termine, che vada oltre i 4 o 5 mesi. Se a questo aggiungiamo un indice “NAM” (dall’inglese “Modalità anello nord”) positivo, che rischia di superare la soglia limite, si nota come questa stagione invernale, almeno nella prima parte, possa avere difficoltà a decollare nella parte iniziale.

L’estensione del manto nevoso sull’Eurasia. Fonte NOAA

Indice “NAM” in una fase positiva, in generale, accompagna una notevole ricompattazione del vortice polare nell’Artico, che porterebbe ad un intensificarsi delle correnti oceaniche umide a latitudini medio-alte, con la ripresa di un indice zonale elevato e la rigenerazione del ramo principale del “Jet polare”, con molti “Jet Streaks” (velocità massima di “Jet”), in particolare tra Asia centrale, Cina, Giappone, Nord Pacifico, Nord America e Nord Atlantico.

Questo dovrebbe inibire l’arrivo di grandi ondate di freddo verso la fascia temperata, mentre l’aria gelida rimarrà confinata oltre il Circolo Polare Artico e le alte latitudini, interessando principalmente Canada, Groenlandia, Lapponia e Siberia settentrionale. Infatti, la presenza di un file QBO +, di per sé, non è sufficiente per dirlo ora “Sarà un inverno mite”.

Effettivamente quest’anno c’è fattori più che favorevoli, a cominciare dalla “Nina” che potrebbe, nel lungo periodo, favorire un significativo riscaldamento stratosferico nell’Artico, con conseguenti fasi di destabilizzazione del vortice polare e ondate di freddo pronte a scivolare verso il Mediterraneo. Il futuro inverno 2020/2021 non dipenderà certo solo ed esclusivamente dal segno della “Quasi Biennale Oscillation”. La probabilità di un riscaldamento significativo nell’Artico aumenta notevolmente vicino QBO- e minimo solare e QBO + e massimo solare. Nei due casi rimanenti, QBO- e massimo solare e QBO + e minimo solare, d’altra parte, i modelli di muffe zonali tendono a prevalere durante la maggior parte del periodo invernale..

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