La mappa della materia oscura sembra un universo infestato. L’immagine che vedi è stata pubblicata qui sul sito web della NASA e puoi trovarlo anche su Museo di Storia Naturale. Questa non è la foto della materia oscura, è un’illustrazione ottenuta tramite una simulazione al computer. L’onnipresenza della materia oscura è rappresentata da una simulazione al computer della forma dell’energia che muove l’universo in espansione. I filamenti neri che vedi sono una sorta di ragnatele che tengono insieme le galassie attraverso queste bolle arancioni costituite da ammassi di materia barionica. Una premessa, come spiegano bene gli scienziati, la materia oscura non è materia “oscura”. La chiamano la traduzione inglese Dark Matter. È importante che, per quanto ne sappiamo, ci sono solo interazioni gravitazionali che possiamo provare a calcolare e simulare. Inoltre, la materia oscura non è più considerata la più strana fonte di gravità nell’universo. Quell’onore ora riposa sull’energia oscura, una fonte più uniforme di gravità repulsiva che ora sembra dominare l’espansione dell’intero universo.
Per essere approssimativo, Si dice che il 75% di ciò che è nell’universo sia energia oscura, circa il 21% di materia oscura e solo il 4,5% di materia visibile. Viviamo, insieme al Sole e agli altri pianeti, alla periferia della nostra Galassia, la Via Lattea, che contiene decine di miliardi di altre stelle. Per giustificare il movimento e il comportamento di questo gigantesco ammasso di stelle, gas e polvere, gli scienziati hanno ipotizzato che per giustificare la sua rotazione stabile, deve esserci molta massa da qualche parte.
. Nonostante le mappe dettagliate che coprono lo spettro di emissione di elettromageni dell’universo, è stato identificato solo il 10% circa della massa che risulterebbe da effetti gravitazionali osservabili. Non possiamo vedere la materia oscura in modo evidente perché non emette alcun segnale che possiamo percepire. In effetti, finora non ne abbiamo mai trovato un grammo. Quindi, per usare una metafora ssiamo in una stanza chiusa, al buio e l’esistenza di quel poco che vediamo che dobbiamo calcolare con la matematica per capire la relazione che ha con tutto ciò che non vediamo.
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