Popolazione virale | La carta

Il tracciamento permette di comprendere l’origine dei vari focolai epidemici e di seguire i nuovi ceppi del virus.

Siamo un paese speciale. Ci piace molto interessarci a nuove varianti virali su giornali e social network, interrogarci sulle proprietà di questa o quella variante virale, ipotizzarne la diffusione in Italia e forse – come in Veneto – cercare di spostare la responsabilità politica per le scelte sbagliate alla variante straniera del momento. Siamo entusiasti della biologia e della trasmissibilità di questi virus, non disponendo nemmeno dei dati sperimentali, ma spingendo il nostro cervello a interpretare tutte le possibilità, per quanto remote siano. Ci scaldiamo infatti in vivaci discussioni tra ricercatori, sull’impatto epidemiologico che si potrebbe avere in Italia a causa dell’arrivo di questa o quella variante. Eppure in Italia non facciamo l’unica cosa che sarebbe davvero utile, che poi viene suggerita anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: organizzare una sorveglianza coordinata a livello nazionale, grazie alla quale una rete ben strutturata di laboratori è in grado di fornire dati di sequenziamento genetico ad un ritmo rapido, come sta accadendo in altri paesi (l’Inghilterra in testa).

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Siamo ricordati da un’associazione di biologi fondata da giovani ricercatori – il “Biologi per la scienza“- che hanno lanciato una petizione per la costituzione di questa rete scientifica, fondamentale per capire cosa sta accadendo sul territorio nazionale in termini di evoluzione della popolazione virale. Questa conoscenza ha un uso molto specifico per scopi diversi, che cercherò di riassumere brevemente di seguito. Innanzitutto, sapere come si evolvono le popolazioni virali italiane ci darebbe dati molto utili per determinare l’origine di vari focolai epidemici, mediante analisi filogenetica; Sapere dove e come le ondate di infezioni possono essere iniziate a livello locale può aiutare a capire come possono essere accadute e ad agire in modo preventivo.

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In secondo luogo, la misurazione della dinamica della popolazione virale è un dato di fatto che, indipendentemente dalle misurazioni positive dei tamponi, permette di capire la velocità di differenziazione e l’apparizione di nuove tensioni; questo è tanto più alto quanto l’epidemia si riprende, e consente una misurazione dello stato dell’epidemia che non risente delle problematiche legate al modo in cui vengono selezionati i soggetti su cui vengono selezionati i campioni. o il numero di campioni prelevati. Infine, ovviamente, isolare le varianti ti permette di trovarne di nuove, come accade in quel momento: è l’unico modo per verificare in seguito se queste varianti, ad esempio, sono in grado di creare problemi (per i vaccini o per una maggiore trasmissibilità). C’è ancora molto da dire sull’utilità dei dati di sequenziamento; per me è sufficiente ricordare in conclusione che forse, invece di lasciare tutto all’iniziativa dei singoli laboratori, è tempo di chiamare i giovani “biologi per la scienza” – ma in realtà a chiunque li abbia. abbastanza di qualche chat su Internet. varianti e genomi italioti – trovare una risposta istituzionale adeguata.

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