Storia di governo con esuli renziani, Pd e M5S: basta con Italia Viva

Nel punto di ristoro del Senato, Vito Crimi guarda perplesso sul cellulare di Gianluca Castaldi davanti ai balletti trash dell’ex senatore Antonio Razzi, leader indiscusso di questo tipo di “manager” che a Palazzo Madama non passano mai di moda. se ci deve essere governo. I “dirigenti”, ormai diventati “costruttori”, non sono mai “tornati” e preferibilmente, come chiede Luigi Di Maio interrogato dal Tg3, “non dall’opposizione”. “Europeisti”, purché non chiedano di attivare il MES.

IL TIPO


Squeeze, squeeze Resta inteso che l’obiettivo della caccia sono i diciotto senatori di Italia Viva a cui si aggiungerebbe un “anticonformista” o ex cane. Devastante la raffica di dichiarazioni di Pd e M5S contro il “inaffidabile” Renziens – che però diventerebbe nobile “muratore” se partecipasse a Conte3 -. L’operazione è iniziata con la grancassa con il motto “tutti benvenuti tranne Renzi”, anche se le sfumature non mancano visto che il segretario del Pd Zingaretti chiude completamente la porta al senatore di Rignano ritenendolo “inaffidabile”, Andrea Orlando definisce un “difficile” Un possibile rimedio con l’ex segretario del Pd e Dario Franceschini si limita a cercare i responsabili “alla luce del sole” senza affondare il colpo.

La sera c’è ottimismo per i senatori riuniti. La lista è gelosamente custodita a Palazzo Chigi anche se nel Pd e nel M5S c’è chi comincia a preoccuparsi di possibili nuovi arrivi, per quello che forse promette loro in vista della nascita del conte. e se basteranno i due ministeri e la carica di sottosegretario.

Sbrigati. Mancano solo quattro giorni al conteggio decisivo nella camera del Senato. Dopo un’estenuante trattativa, Giuseppe Conte proseguirà raccontando come sono avvenute la crisi e le dimissioni di Bellanova, Bonetti e Scalfarotto, lunedì in emiciclo e martedì in Senato. “Lo volevamo domani alla Camera”, ha detto la senatrice italiana Licia Ronzulli. “Ma per ‘potenziare’ ci vuole tempo”, aggiunge il perfido collega della Lega Nord, Roberto Calderoli. Il tempismo è stato comunque svelato dopo l’incontro di Giuseppe Conte al Quirinale con Sergio Mattarella.

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“Affrettati” è stata la richiesta del Presidente della Repubblica fin dal primo giorno dell’estenuante duello. E così Conte, che prevedeva di presentarsi in parlamento dopo il 20 gennaio e dopo il varo del decreto di rinuncia al bilancio e aggiornamento, ha ceduto alle pressioni dei presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. “Comunicazioni” si legge nella nota pubblicata dal Quirinale, a cui seguirà poi una votazione che deciderà le sorti politiche del “fautore del popolo” e di Matteo Renzi.

La preoccupazione di Mattarella per il conte, che potrebbe far precipitare il Paese in una crisi nell’oscurità, è forte e pari al rischio di vedere nascere una fragile maggioranza, esposta al ricatto dell’ultimo “dirigente” assunto. Ma il capo dello Stato, in questa fase, non può che lasciare libertà al governo, alla maggioranza e all’opposizione di agire e, quindi, di assumersi le rispettive responsabilità anche davanti al Paese. Il rischio di elezioni anticipate, forse non ora ma a giugno, è reale. Soprattutto se il veto del Pd resta su un possibile accordo con IV. Tra i dem, c’è chi interpreta l’operazione “responsabile” come mezzo per rendere irrilevanti i Renziens senza però farne a meno, poiché i senatori di IV potrebbero essere utili nei lavori parlamentari se il Conte2 la votazione si è svolta martedì. Oppure torna ancora più attuale se cade l’attuale governo. Nel Pd, invece, c’è chi crede che questa sia un’opportunità per sbarazzarsi completamente di Renzi, permettendo a Conte di occupare quella zona centrale da sempre necessaria all’ex Pci.

A Palazzo Chigi l’accelerazione, anche se subita, non disturba i programmi e la voglia di Conte di fare “chiarezza” con un discorso che sarà dotato di date, telefonate, messaggi e riferimenti precisi. il rapporto travagliato con Iv e il suo capo. La convinzione di avere le voci anche senza i fedelissimi di Renzi si basa sul lavoro avviato dalla senatrice Emanuela Dessì. La caccia mira a riunire undici senatori che dovrebbero poi essere organizzati in un gruppo autonomo. Ma quando la stagione di caccia è aperta, Matteo Salvini non si ferma e assume due dei senatori: l’ex grill Tiziana Drago e Marinella Pacifico.

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Ambiziosa è l’operazione in corso da Conte per coinvolgere una dozzina di suoi “costruttori” e ci sono tracce di Bruno Tabacci e Massimo D’Alema. Il primo è dovuto alla vicinanza con Francesco Cossiga, che nel 1998 ha istituito un sistema simile fondando l’UEP, composta da profughi berlusconiani. Al secondo piace anche il meccanismo perché l’Upr gli ha permesso di recarsi a Palazzo Chigi dopo la caduta di Romano Prodi. La nascita dei gruppi “Per Conte”, però, ha rianimato voci, ancora smentite, sulla nascita di un partito Conte che potesse rappresentare un’opportunità per i “costruttori” in caso di elezioni anticipate che lo stesso Conte spera nell’evento. fuori tutto. Tuttavia, il progetto ha la “colpa” di pescare facilmente nell’elettorato del Partito Democratico e del M5S.

Ultimo aggiornamento: 01:28


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