Egitto, è ricomparso lo studente dell’Università di Vienna: è in prigione. “Spaventato e con la faccia gonfia, è stato picchiato”

La buona notizia da allora Cairo arrivato venerdì pomeriggio quando Ahmed Samir Santawy, Studente egiziano alla Ceu de University Vienna, è riapparso sei giorni dopo essere entrato nella stazione di polizia di el-Tagamoa al-Awal, V Insediamento a New Cairo. Tuttavia, c’è un aspetto negativo, poiché il Ricercatore di 29 anni è apparso dietro le sbarre a Perseguimento della sicurezza dello Stato del Cairo alla prima udienza di rinnovo di un caso giudiziario in cui è stato proposto, il numero 65/2021. Una nuova attività, le stesse spese: iscriviti a gruppo terroristico e diffusione di notizie e false informazioni e pericoloso per lo Stato.

Chiaro segnale di una strategia tesa silenzio qualsiasi voce considerata in disaccordo con il regime, con particolare forza contro il allievi, sia stranieri in Egitto che egiziani all’estero. Come è successo a Patrick Zaki |, di cui domenica è primo compleanno dell’arresto all’aeroporto del Cairo, sono previsti procedimenti giudiziari anche per Santawy doloroso composto da ripetuti rinnovi di misure precauzionarie senza soluzione di continuità. Le cattive notizie non finiscono qui: “I nostri avvocati hanno potuto vedere Ahmed Samir, anche se per pochi minuti, durante l’udienza di convalida odierna – spiega. Mohamed Abdelsalam, il direttore della ONG Afte, con cui lo stesso Santawy ha collaborato in passato – Aveva paura e soprattutto aveva il viso gonfio. Nei giorni scorsi lo hanno picchiato, ma non si sa se oltre alle percosse anche lui abbia subito tortura“.

Ahmed Samir Santawy è scomparso lunedì scorso a mezzogiorno quando, rispondendo diligentemente ad una citazione delle autorità di polizia, si è recato presso la New Cairo per “comunicazioni”. Da quel momento si perse ogni traccia di lui. IL membri della famiglia dell’allievo, in particolare suo fratello Abdul Rahman, si sono subito preoccupati e sono andati prima alla stazione dei treni el-Tagamoa dove un funzionario ha negato che il 29enne sia stato rapito: “Un testimone oculare – affermano i dirigenti dell’Afte – ha visto Ahmed Samir martedì 2 febbraio scorso, e anche giovedì 4 luogo sconosciuto. Da quanto ci ha detto suo fratello, non era la prima volta che Ahmed Samir veniva arrestato dalle autorità di polizia. Lo stesso era accaduto lì lo scorso dicembre, di ritorno daAustria. Arrestato in aeroporto, è stato trattenuto per controlli, gli hanno chiesto dove e quali materie stesse studiando, ma questa volta lo hanno lasciato andare. Non sappiamo cosa sia successo nel frattempo per prenderli cambio di opinione“.

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Infatti lo scorso 23 gennaio agenti in borghese si sono presentati a casa dello studente a New Cairo, ma lui non c’era. A quel tempo era dentro Dahab, località balneare del Sinai. La polizia avrebbe potuto arrestarlo lì, invece hanno deciso di lasciare aavviso di riunione ai familiari, con la richiesta di presentarsi in Questura lunedì 1 febbraio. Da lì il sentiero perincubo. La storia ha subito fatto il giro dei circoli dell’attivismo egiziano ed evidentemente ha anche lasciato i confini nordafricani per raggiungere ilEuropa. Il rettore e presidente del Paradiso (Central European University), Michael ignatieff, Giovedì ha inviato a richiesta ufficiale alle autorità del Cairo che richiedono il pubblicazione dello studente, iscritto al secondo anno del Master in Sociologia e Antropologia. Alla luce di quanto accaduto, è molto probabile che l’Università viennese e quella di Bologna, impegnata in una lunga campagna di sensibilizzazione sul destino di Patrick Zaki |, può partecipare a sforzi chiedere l’intervento dei rispettivi governi. Nel frattempo, l’invito a unire le forze è arrivato dal senatore Cinquestelle Michela Montevecchi: “Ieri ho contattato personalmente il rettore dell’Università centro europea di Vienna, chiedendo una layout totale per avviare un file dialogo con l’università austriaca per azioni congiunte ”, conferma il rappresentante M5 di Bologna.

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