“Abolite RT”: perché le regioni rischiano la chiusura

Per la terza settimana consecutiva, il Valore Rt, l’indice nazionale di contagio, è in aumento, anche se i dati dell’epidemia dicono il contrario. Da lunedì 10 maggio nessuna regione sarà in zona rossa, e solo tre saranno arancioni: Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta. Tutto il resto sulla penisola sarà giallo. Gli indicatori sono infatti in declino in tutte le regioni. A sottolineare il miglioramento è stato lo stesso Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, sempre molto cauto, che questa volta è arrivato addirittura ad ipotizzare la possibilità in estate di abbandonare le maschere in luoghi aperti. Come a dire chiaramente che la situazione, anche grazie alla campagna vaccinale che prosegue bene, è nettamente migliorata.

Ciò che i governatori temono

I governatori sono però allarmati da un fatto che riguarda il valore del Rt in lieve aumento. Venerdì prossimo, 14 maggio, la cabina di regia sarà chiamata a fare i primi controlli e valutare se consigliare al governo di prorogare il coprifuoco oppure abolirla, come richiesto dal premier della Lega, Matteo Salvini, e anche come ipotizzato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha indicato la data del 16 maggio come ipotesi concreta per superare il limite di 22 per le trasferte. Un coprifuoco che, ricordiamo, è in vigore dal 6 novembre. Con la prossima sorveglianza, però, alcune regioni potrebbero ritrovarsi con un indice di contagio pari a 1, con il rischio di tornare alla fascia arancione e quindi dover chiudere ristoranti e bar. Questa settimana, circa la metà delle regioni mostra un Rt molto vicino al limite, nonostante tutti gli altri dati migliorino costantemente. Di fronte a questo pericolo, i governatori hanno chiesto al governo di modificare immediatamente i criteri di valutazione del rischio e di abbandonare definitivamente la RT relativa ai contagi, a favore dei dati relativi ai ricoveri, ritenuti più significativi.

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RT rischia di rovinare tutto

Presto potrebbe essere possibile tornare a vivere anche la sera, e nessuna regione vuole rischiare di dover chiudere tutto per un fatto che ormai ha poca importanza. Come riportato da RepubblicaLo ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga “Oggi la RT presenta un rischio che, con la diminuzione dell’incidenza delle infezioni, può portare a fluttuazioni molto evidenti. Una regione turistica come il Friuli-Venezia Giulia, alla vigilia della riapertura, rischia di diventare rossa con 18 contagi. È giunto il momento modificare i parametri valutazione del colore delle regioni. Puoi lavorare su RT ospedaliera, evoluzione dei ricoveri e terapia intensiva. Già il 16 maggio potrebbe esserci questo cambiamento ”.

L’Emilia-Romagna è anche una delle regioni a rischio di tornare all’arancia. Il presidente Stefano Bonaccini ha insistito sul fatto che la RT si avvicina all’1, ma che c’è anche un crollo dei ricoveri nei reparti Covid e in terapia intensiva. A protestare per la zona arancione troviamo il governatore della Sardegna, Christian Solinas, che con 0,74 questa settimana registra ancora l’indice di contagio più basso in Italia con un’incidenza pari a 63 casi ogni 100.000 abitanti, ancora una volta vicina alla soglia dei 50 che segna l’ingresso alla zona bianca.

Sembra che la ISS e il Dipartimento della Salute stiano lavorando per mettere le mani su un’altra valutazione del rischio. Brusaferro ha detto: “Siamo in transizione e ci stiamo dirigendo verso un nuovo scenario dove il numero di persone vaccinate e protette sta aumentando rapidamente. È chiaro che deve essere cambiato anche il modello di valutazione dei rischi e degli allarmi ”. Nell’ultimo follow-up di ieri, venerdì 7 maggio, la RT nazionale era a 0,89, l’incidenza a 127 casi ogni 100.000 abitanti, e le unità di terapia intensiva ei servizi Covid erano al di sotto del livello di allerta. Anche il numero di morti sta diminuendo, anche se lentamente.

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