Affitti brevi, tramite cedolare secca solo per il 5% dei proprietari

Chi registra il coupon

Le nuove regole si applicheranno anche se la locazione viene effettuata tramite intermediari o portali. “Chi ha tanti appartamenti – afferma Marco Celani, presidente di Aigab – tende a fare le cose in ordine, affidandosi a terzi o qualificandosi come azienda per poter caricare i costi. Dovremmo piuttosto cercare di colpire i manager illegali e favorire chi si serve di intermediari professionali ”.

Anche i proprietari sono critici. Il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, sottolinea: “In linea di principio, quello che è un’azienda è stabilito da tempo dal codice civile e dal diritto tributario: basterebbe applicare queste definizioni. In fondo, quindi, non sappiamo quale sia l’obiettivo della legge: se si volesse tutelare i centri storici, come abbiamo detto, sarebbe più un incentivo per l’affitto a lungo termine. E, in ogni caso, la norma lascia molti dubbi sulla sua applicazione ”. Non sappiamo, ad esempio, cosa si intenda per appartamento “destinato alla locazione”. Un giorno è abbastanza?

Il fatto che la cedola sia un’imposta personale produrrà poi effetti imprevedibili (tanto che la relazione tecnica evita di aggiungere ulteriori entrate alla norma): due fratelli che possiedono sei case condominiali perderanno l’imposta appartamento; ma se tre case sono elencate in una e tre nell’altra, il tagliando sarà registrato. Lo stesso vale per gli alloggi a nome di bambini o affittati da mutuatari. Non divulgherà l’affitto per stanze singole o il volume del reddito.

La lotta contro il non dichiarato

La scorsa settimana è stato pubblicato anche il decreto, previsto dal D.lgs. 50/2017, per la comunicazione dei dati da Alloggiati Web (che raccoglie le segnalazioni degli ospiti in Questura) da parte del Ministero dell’Interno di Restituito. Un primo passo verso la banca dati unica degli affitti brevi che dovrebbe consentire ai comuni di seguire i flussi, in chiave anti-evasione, in particolare ai fini dell’imposta di soggiorno. Un “fratello maggiore” che però si basa su normative regionali differenti, che impongono codici differenti ai proprietari per pubblicizzare i propri appartamenti. E questo meccanismo spesso scoraggia chi ha un solo appartamento, magari una seconda casa che ogni tanto affitta dall’emergenza.

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