Afghanistan, la storia di Zaki Anwari: 19 anni, calciatore promettente e brillante studente, è uno degli “uomini che cadono” schiacciati dal Boeing a Kabul

Zaki Anwari aveva 19 anni, ne aveva uno Promessa di calcio afghano e un ottimo studente. Il 16 agosto, nel mezzo del drammatico tumulto dell’aeroporto di Kabul, riuscì ad attaccarsi al Boeing C-17 Globemaster americano che riportò parte del personale dalla sua ambasciata. UNA tentativo di fuga estremo e disperato di un Paese che rischia di ricadere in un periodo buio. Il giovane sapeva che stava mettendo a rischio la sua sicurezza. È una delle vittime mostrate dai video, che è diventata virale online, che hanno girato il mondo: travi umane in caduta libera dalle carrozze dell’aereo.

Un horror che molti hanno paragonato alle terribili scene di Torri Gemelle, quasi vent’anni fa: persone intrappolate dalle fiamme nei piani superiori del World Trade Center costrette a gettarsi nel vuoto. Secondo informazioni raccolte da origini modeste ed economicamente svantaggiate, la famiglia di Anwari proviene da un distretto del nord dell’Afghanistan, ma è riuscita a far studiare Zaki. Allievo brillante diLiceo Esteqlal a Kabul, era riuscito negli ultimi anni a coniugare con lui la passione per il calcio e il sogno di diventare una stella della nazionale studio.

Il ritorno dei talebani al potere e la presa di Kabul hanno sicuramente messo in discussione il suo futuro, al punto da spingerlo a rischiare tutto per infilarsi in questo buco del Boeing, sperando di poterci arrivare. Non lo era e ora, oltre alla sua memoria, ci sono le immagini raccapriccianti del suo corpo. battuto dal carro prima, poi l’impatto su un edificio nella capitale afghana. È arrivata la notizia che Zaki Anwari era tra le tre vittime cadute dagli aerei in partenza dall’aeroporto di Kabul Direzione Generale del Campo Fisico e Sportivo da Kabul che, tramite un post su Facebook, ha confermato anche i suoi dati anagrafici.

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Anwari scelse la via più rischiosa per fuggire e pagò con la vita; anche altri sportivi e in particolare gli sportivi afgani sono preoccupati per la trasformazione del Paese in un emirato islamico. Rimanendo nel calcio, il capitano della nazionale afgana, Khalida Popal, ha chiesto a tutti i giocatori di rimuovere tutti i messaggi e le tracce della propria identità sulla rete per evitare conseguenze, arrivando persino a raccomandare bruciare le uniformi da gioco. Il velocista e portabandiera dell’Afghanistan ai recenti Giochi Olimpici di Tokyo, Kamia Yousufi, dal Giappone si è recata direttamente in Iran, prevedendo tempi difficili per il suo Paese e per il suo popolo.

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