allarme per i pendolari in arrivo dalla Campania

Covid, Lazio preoccupata per allarme Campania: allarme per pendolari

ROMA L’Italia in un solo giorno segna un aumento del 21% dei nuovi casi positivi, raggiungendo i 4.458 senza che si sia registrato un aumento significativo degli assorbenti interni rispetto al giorno precedente. Mercoledì sono stati effettuati 125.000 test, ieri sono stati riscontrati altri 780 positivi con 128.000 tamponi. E l’RT, l’indice di trasmissione del virus, è compreso tra 1,3 e 1,4, quindi vicino alla soglia che – se confermata per due settimane – attiverebbe nuove misurazioni. Tutte le regioni – sarà confermato oggi dalla valutazione della cabina di regia del Ministero della Salute – hanno visto un aumento della RT; la scorsa settimana 12 erano sopra 1, considerato un limite critico, oggi nel nuovo report se ne aggiungeranno altri, da Lazio che è 1.1. Se il tasso di crescita dell’epidemia continua a questi ritmi, la situazione dovrebbe avvicinarsi a quella di Spagna, Inghilterra e Francia, considerando anche che sono in aumento anche i ricoveri, sebbene numerosi più lentamente (ieri più 4%). Non solo: se vediamo l’effetto della riapertura delle scuole (14 settembre), allora il problema è grave. Ma alcune aree del Paese sono particolarmente preoccupanti Campania sembra fuori controllo. Ha il record di nuovi positivi in ​​un giorno: 758, di cui 448 concentrati nella sola provincia di Napoli. E raggiunge questi numeri prendendo un numero di campioni molto inferiore (9.925) rispetto ad altre regioni.

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Dati critici

Per capirci: la Lazio ha 359 nuovi positivi, ma sulla base di 13.333 tamponi la Lombardia arriva a 683 ma esegue 22.000 esami. Se consideriamo il numero di persone testate (e non il numero di campioni), la Campania ha una percentuale positiva del 9,5% (Lazio di 3). Ciò significa che uno su dieci di coloro che vengono sottoposti a tampone a Napoli e dintorni è infetto. Se si superassero tanti esami quanti nel Lazio o in Lombardia, i numeri esploderebbero. Una situazione che preoccupa la regione Lazio, secondo la quale ogni giorno arrivano dalla Campania almeno 10.000 persone per motivi professionali. E molti sono insegnanti.
Sale dunque l’allarme all’interno del Ministero della Salute. L’indice di trasmissibilità Rt rappresenta infatti il ​​numero medio di infezioni prodotte da ciascun individuo infetto, dopo l’applicazione delle misure di contenimento. Consente quindi di valutare l’efficacia delle misure adottate per limitare la diffusione del Covid. E con l’indice prossimo alla soglia di allerta fissata dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) a 1,5, va da sé che il governo dovrà valutare i nuovi interventi entro il 15 ottobre, data di scadenza del Dpcm del 7 settembre, appena prorogato con due sole novità: l’obbligo di mascherare all’esterno (salvo essere soli o con conviventi) e all’interno in presenza di altri persone e il divieto per le Regioni di fare prescrizioni più permissive senza il via libera del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Verso nuove misure

Nel governo, di fronte alla situazione “che va in forte deterioramento”, si cerca di rilanciare la collaborazione con i governatori: “Approfittiamo delle giornate che ci separano dal 15 ottobre per lavorare insieme al prossimo Dpcm e rafforzare la leale collaborazione” , è l’appello del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. E soprattutto si prevede di inserire nel nuovo Dpcm altri interventi a livello nazionale, se il sistema sanitario dovrà mostrare altre critiche, che dovrebbero seguire l’ordinanza per Latina del governatore del Lazio Nicola Zingaretti: quota per 20 persone per celebrazioni religiose e cerimonie, numero massimo di 4 commensali per tavolo per ristoranti e locali, chiusura alle 24 per pub, bar e ristoranti (a livello nazionale si potrebbe scendere a 23 per fermare la vita notturna in grandi città), divieto di riunirsi davanti a scuole, luoghi pubblici e uffici. C’è anche una quota per chi frequenta palestre e scuole di danza e un invito a favorire lo smart working. Come previsto, su richiesta del CTS, limitazioni agli eventi di massa.

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Se questo non arresta la diffusione del virus, saranno poi necessari altri passaggi, a ritroso dalla riapertura di maggio-giugno: i primi a chiudere sarebbero cinema, teatri, palestre, piscine; follow-up di parrucchieri e centri estetici. Poi bar e ristoranti e infine negozi. A questo punto, però, Speranza non esclude più nemmeno il blocco a livello nazionale (‘stiamo lavorando giorno e notte per evitarlo’) che a marzo e aprile non permetteva nemmeno di uscire con parenti e amici. E ciò servirebbe, come ultima risorsa, a fermare i contagi in famiglia che rappresentano il 70% del totale.

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Ultimo aggiornamento: 01:09


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