Australian Open, Voracova: “Trattato come un criminale, è stato un incubo”

Il doppiatore ceco come Djokovic era arrivato in Australia con una rinuncia, ma non ha fatto ricorso ed è tornato a casa: “Un lungo interrogatorio, chiede di spogliarsi. Che terribile”

Novak Djokovic non è stato l’unico giocatore ad aver presentato una rinuncia medica per provare a giocare l’Australian Open. La ceca Renata Voracova – giocatrice di doppio, con 11 titoli WTA in carriera – è arrivata con una rinuncia ottenuta dopo aver avuto una reazione avversa a un’infezione da Covid, ma è stata poi espulsa dall’Australia in seguito alla prima cancellazione del visto di Djokovic, quella avvenuta al aeroporto. A differenza del serbo, però, il tennista era già da giorni in Australia grazie all’esenzione. In un’intervista a Bbc News Russian, Voracova ha parlato del trattamento che ha ricevuto.

Come un criminale

“Mi sentivo un po’ un criminale, ma non c’era motivo per me di sentirmi così. Ho inviato tutti i documenti e sono stati approvati. Se avessi saputo che c’era anche solo l’1% di possibilità che qualcosa non andasse, non me ne sarei andato”. In breve, la giocatrice era sicura di poter entrare in Australia e stava valutando la possibilità di vaccinarsi in futuro. E mentre Djokovic ha presentato ricorso, Voracova ha affermato di non essere a conoscenza di questa possibilità.

Spogliati, vestiti

Il giocatore ceco ha poi notato dettagli inquietanti in un’altra intervista: “Non mi sentivo al sicuro finché non sono tornato a casa. Era come guardare un film, un lungo interrogatorio con istruzioni come “spogliarsi, vestirsi”. Che schifo, non ci voglio nemmeno pensare, figuriamoci riviverlo”. Anche la WTA, pur sottolineando come tutti i giocatori dovrebbero essere vaccinati e difendendo le politiche migratorie australiane, si è espressa in difesa di Voracova: non ha fatto nulla di male. Continueremo a collaborare con tutte le autorità per rimediare adeguatamente a questa sfortunata situazione”.

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