Il Chelsea vince a sorpresa la terza finale di Champions League nella storia, sempre con lo stesso comune denominatore
La letteratura calcistica è piena di teorie ed esempi sull’argomento, ma non c’è dubbio che il destino ricorrente del Chelsea nel Champions League mira a evidenziare un fattore inevitabile. perché “Una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono una prova”.
Il famoso aforisma investigativo di Agatha Christie può essere rispolverato pacificamente con il classico terzo indizio per dimostrarlo. I Blues arrivano per la terza volta in finale di Champions League, ancora una volta dopo aver cambiato allenatore nel corso della stagione.
Nel settembre 2007 Abramovich esonera il nuovo giallorosso Josè Mourinho per assegnare la panchina al semisconosciuto Avram grant, fino ad allora direttore tecnico. L’impresa compiuta dall’allenatore israeliano non si è fermata fino al 21 maggio 2008 con la scivolata di Terry dal dischetto che ha rilanciato il Manchester United, sul trono continentale dopo l’ultimo errore di Anelka a undici metri.
Nel marzo 2012, invece, il percorso di André Villas Boas è stato interrotto dall’apertura delle porte della cabina di comando a Roberto Di Matteo. Italo-Svizzera, centimetro per centimetro, salita fino al 19 maggio: nella magica notte dell’Allianz Arena Didier Drogba “Meravigliosamente, incredibilmente” ha bloccato il Bayern davanti ai suoi tifosi.
Negli ultimi giorni, una fredda giornata di fine gennaio è stata fatale per Frank Lampard, esonerato per far posto alla nuova gestione. Thomas tuchel, poche settimane prima a piedi dal Paris Saint Germain. Porte scorrevoli di film per il tecnico tedesco, bravissimo a ridare fiducia e sicurezza a un gruppo giovane ma dalle potenzialità immense.
E così anche il Real Madrid del (quasi) infallibile Zidane ha dovuto inchinarsi alle pause Bordo, alle sfilate di Mendy, al nuovissimo talento di Werner e Havertz, di Salire e Pulisic. Destinazione Istanbul per i Blues, con tutta la terza finale all’orizzonte “Made in England” nella storia della Champions League: dopo i già citati United-Chelsea nel 2008 e Liverpool-Tottenham nel 2019, ecco la sfida al Guardiola’s City. Sorprendente, ma sicuramente altrettanto ammirato sul percorso a eliminazione diretta.
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