Live Manchester City-Lyon 1-3, quarti di finale Champions League
Il tiro al Barça
Teorico della prevalenza della tattica e dell’intercambiabilità degli uomini, si è concesso uno scavo indiretto al suo vecchio Barça: ha schierato al centro della difesa a tre l’altro Garcia del gioco, il diciannovenne Eric, che è nato e cresciuto a Barcellona, studiando da bambino Puyol e Piqué, e che ora vorrebbe tornare in Catalogna, dopo il felice apprendistato in Inghilterra, grazie alla necessaria rifondazione della squadra annullata dal Bayern. Secondo il complotto, è un po ‘come se il suo mentore Pep, affidando così tante responsabilità al quasi neofita, avesse voluto suggerirgli di restare al City. Secondo capriccio tattico, era il desiderio di sfruttare la sua velocità contro la coppia in attacco Depay-Toko Ekambi. Il rovescio è arrivato dopo quasi un’ora, quando Fernandinho, stravolto da centrale difensiva destra, è stato sostituito da Mahrez. Walker e Cancelo diventano terzini e il 4-3-3 ripristina abitudini tattiche più consolidate.
Rudi e lo schema di Cascais
Il francese Garcia, invece, non ha inventato nulla: ha riproposto formazione e ruoli del match di ritorno con la Juventus, in cui l’ex esterno Cornet, felicemente trasformato in esterno a centrocampo, è stato il massimo sovvertitore del Difesa maldestra del City, con i suoi cretini in velocità, e del 31enne brasiliano Marçal, stopper sul centrosinistra, una molla umana, capace con la stessa facilità di fermare gli avversari e di lanciare al millimetro i compagni. Lo schema del gol del vantaggio, a metà del primo tempo, è stato preparato durante l’incontro tattico del pomeriggio all’Hotel Cascais Miragem, nella stanza che si affaccia sui numerosi bagnanti di Ferragosto, che nuotavano nell’Atlantico mentre studiava il Lione il City: tiro di Marçal, volata di Toko Ekambe per eludere il fuorigioco sbagliato dal distratto Walker, recupero disperato dallo scivolone del catalano Garcia e sinistro perfido di Cornet nella porta lasciata vuota dall’uscita di Ederson.
Lo spreco di talento
Molto più impegnato del portiere brasiliano, il vicino portoghese Lopes ha iniziato a esibirsi in una serie di uscite basse e pugni. Ma il notevole talento del velocissimo velocista Sterling e del geniale De Bruyne continuava a sembrare sprecato, in mezzo al traffico in eccesso: De Bruyne ha tirato solo sui calci piazzati, Sterling ha dispensato inutili assist gioiello. Gabriel Jesus, un centravanti assopito, ha mostrato segni di risveglio in coincidenza con il suddetto cambiamento di forma. Il sorteggio non è stato quindi casuale: l’ha inventato Sterling, con percussioni e back assist, De Bruyne l’ha firmato con sinistro secco. Ma City, se sono riusciti a schiacciare il Lione a poco a poco e sprecato l’ennesima creazione Sterling con Jesus, si sono inevitabilmente aperti all’umile contropiede italiano di Rudi Garcia, che ha ottenuto il cambio giusto, con l’ingresso di Dembélé per Depay. Era il bis del PSG, che con l’Atalanta aveva ritrovato in panchina l’eroe Choupo Mouting.
La maledizione francese
Grazie ad una palla persa del francese Laporte, i francesi hanno potuto tifare per il tiro del nuovo entrato e la palla è passata sotto le gambe di Ederson. Il Var convalidato, dopo una breve suspense. Poi la crudele legge della ritorsione ha colpito il migliore del City: il gol sbagliato di Sterling a porta vuota, sul rasoterra di Gesù da destra, appartiene alla categoria degli orrori: è rimasto a terra con la testa tra le mani. , Guardiola ha capito che ancora una volta non sarebbe stato in grado di vincere la Champions League lontano dal Barcellona. A chiudere la questione, a scanso di equivoci, è ancora Dembélé: altro contropiede e destro resistente di Aouar, depositato dal goffo respingimento del pasticcione Ederson sul piede implacabile del punitore. Il Lione, che già nella scorsa edizione di Champions League si era rivelato insuperabile per il City (un pareggio e una sconfitta) completa la sorprendente coppia di semifinaliste con il Lipsia. Pep torna a casa. E non può incolpare gli altri.
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