che era il noto designer di elettrodomestici

Fonte: Politecnico di Milano
nella foto: Fonte: Politecnico di Milano

È scomparso Francesco Trabucco, architetto e designer. È morto oggi all’età di 76 anni a Milano. Nel corso della sua carriera ha vinto diversi premi internazionali come il Compasso d’Oro, il Gute Form e il Bio e alcune sue opere fanno parte delle collezioni di importanti musei internazionali come il MoMA di New York. È stato professore emerito di disegno industriale al Politecnico di Milano. La sua morte è stata annunciata dall’Associazione per il Disegno Industriale (ADI), di cui è stato vicepresidente dal 1992 al 1996.

Un grande professionista, un insegnante esperto, un appassionato sostenitore dell’ADI è scomparso con Francesco Trabucco“, scriveva l’Associazione sui social. Trabucco nasce a Milano nel 1944 e dopo la laurea al Politecnico di Milano fonda il suo primo studio di architettura. Come architetto ha realizzato diversi progetti, in Italia e all’estero, dove molti dei le sue opere sono ancora conservate in importanti gallerie internazionali, ma è come designer che Trabucco ha lasciato un segno indelebile con il suo progetto di aspirapolvere Bidone Aspiratutto, prodotto da Alfatec nel 1974.

Sempre Adi sul Bidone Aspiratutto, nel suo ricordo dell’ideatore, ha parlato di “rivoluzione tipologica che l’oggetto ha introdotto nel settore degli elettrodomestici: gli aspetti tecnici, anche in primo piano dal punto di vista formale, parlavano un nuovo linguaggio che abbandonava definitivamente le raffinate forme ereditate dagli anni Cinquanta, ancora dominanti, per una pragmatica e divertente visione del lavoro domestico in linea con l’evoluzione della cultura dell’utente“.

Nel 1997 Trabucco ha fondato la propria azienda, FT&A, pur continuando a dedicarsi intensamente al lavoro di progettazione e, soprattutto, alla formazione presso il Politecnico di Milano, dove è entrato ufficialmente a far parte nel 1987. Il designer è stato anche membro del comitato scientifico della Triennale di Milano e ha lavorato due volte come curatore della sezione italiana della mostra.

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