Come funziona l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari

Negli ultimi giorni associazioni professionali, ospedali pubblici e privati, studi medici e farmacie hanno inviato alle Regioni elenchi con i nominativi di tutti gli operatori sanitari, che sono tenuti alla vaccinazione come indicato nella decreto approvato dal Consiglio dei Ministri del 1 aprile. Ha introdotto una serie di condizioni, scadenze e sanzioni fino alla sospensione dello stipendio, è stato ben accolto dai sindacati e in questi ultimi giorni è servito a far pensare a tanti operatori, in particolare medici, che hanno preso appuntamento e saranno vaccinati nei prossimi giorni.

La presentazione delle liste di tutti gli operatori sanitari, prevista per martedì 6 aprile, è il primo passo che consentirà alle Regioni di capire quanti professionisti non hanno ancora adempiuto all’obbligo e, previo loro accordo, di procedere con le vaccinazioni prima. fine. Aprile. Dall’inizio della campagna vaccinale si è parlato della possibilità e dell’opportunità di obbligare il personale sanitario a vaccinarsi per garantire la salute pubblica. L’unico modo per introdurre una tassa, inedita per una categoria professionale, era approvare una nuova legge perché le norme dei codici deontologici e quelle sulla sicurezza sul lavoro non prevedono alcun obbligo specifico ed esteso.

Cosa dice il decreto legge
Il decreto legge spiega che è previsto l’obbligo di “mantenere condizioni di sicurezza nella cura e nell’assistenza” e che la vaccinazione è una “condizione essenziale” per l’esercizio della professione; coinvolge operatori che operano nelle strutture sanitarie, nelle case di cura e nelle comunità pubbliche e private, nelle farmacie e parafarmacie e negli studi professionali.

Le professioni menzionate nel decreto sono piuttosto generiche. Richieste di elenchi pubblicato Le regioni, invece, sono più specifiche e citano anche veterinari, tecnici sanitari di radiologia, farmacisti, psicologi, logopedisti, nutrizionisti, biologi, membri dell’Ordine dei Chimici e dei Fisici, fisioterapisti massaggiatori, assistenti di poltrona. Alcune regioni, come la Puglia, hanno richiesto anche i nominativi del personale di segreteria e amministrativo degli studi medici, categorie non espressamente citate nel decreto-legge.

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L’elenco fornito alle Regioni dai decreti e dai datori di lavoro indica il nome e cognome dell’operatore sanitario e il luogo di residenza: grazie a queste informazioni, chi organizza la campagna vaccinale può confrontare tutti questi nomi con quelli del persone che hanno già aderito alla campagna di vaccinazione.

(Max Cavallari / Getty Images)

Entro dieci giorni dal ricevimento delle liste – intorno al 16 aprile – le Regioni e le Province autonome devono verificare lo stato di vaccinazione di ogni nominativo, quindi segnalare all’ASL competente quelle che non sono state ancora vaccinate. Una volta ricevuta la segnalazione, l’ASL inviterà l’operatore sanitario a presentare l’eventuale documentazione relativa alla vaccinazione, alla conferma di un appuntamento per la somministrazione o per spiegare perché non è ancora stato vaccinato.

Lo stesso decreto specifica infatti che la vaccinazione è obbligatoria solo in caso di “accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, certificate dal medico di base”, come per chi soffre di particolari allergie o si trova in caso di malattia a il tempo di somministrazione.

Qualora l’operatore non presenti alcuna documentazione, l’azienda sanitaria lo inviterà formalmente a sottoporsi alla somministrazione del vaccino, indicando le modalità e le scadenze per l’adempimento dell’obbligo. Se la persona continua a rifiutare, sono previste sanzioni specifiche. Già al momento della verifica da parte dell’azienda sanitaria, ad esempio, gli operatori sanitari sono sospesi da lavori che comportano il contatto interpersonale o comportano il rischio di diffusione dell’infezione.

Quando non sarà possibile assegnare operatori non vaccinati a mansioni non rischiose, si considera la sospensione del salario. “Rimane in vigore fino all’adempimento dell’obbligo di vaccinazione o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021”. Ciò significa che, in mancanza di proroga del decreto, le sanzioni perderanno effetto dall’inizio del 2022.

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A causa delle distinzioni legate a possibili malattie o ritardi, è attualmente difficile capire quanti operatori sanitari pensano effettivamente di non voler essere vaccinati.

Dati nelle regioni
Secondo gli ultimi dati diffusi dal governo, e aggiornato a venerdì 2 aprile, è stato vaccinato il 91,6 per cento degli operatori sanitari italiani: un milione e 656mila professionisti hanno ricevuto la prima dose su un totale di 1,8 milioni, mentre 1,3 milioni hanno ricevuto anche la seconda dose.

In tutta Italia, 150mila operatori sanitari stanno ancora aspettando la prima dose. Ma E dare potrebbero non essere del tutto affidabili, in quanto non è plausibile che in grandi aree come la Lombardia, dove il 100% degli operatori è vaccinato, non ci sia nemmeno un medico o un infermiere che finora abbia rifiutato il vaccino. Dati incerti anche in Friuli Venezia Giulia, dove, secondo il governo, il 28,8% di medici e infermieri non è ancora stato vaccinato, mentre secondo l’azienda sanitaria la percentuale è inferiore al 5 percento.

io dati pubblicati il governo ha anche detto che a Bolzano tutti gli operatori sanitari avrebbero avuto il vaccino, anche se in realtà, secondo i dati della provincia autonoma, ci sarebbero circa mille medici e infermieri non ancora vaccinati, oltre che circa quattromila persone che lavorano. . nei servizi di protezione sociale, in particolare nelle case di riposo. Non è un caso, perché in Alto Adige il movimento no vax è abbastanza radicato, anche tra gli operatori sanitari: ai primi di marzo alcuni medici e farmacisti hanno realizzato un video per esprimere il loro scetticismo sul vaccino. Dopo aver segnalato il caso al Collegio dei Medici, autorità sanitaria provinciale aveva presentato un reclamo per l’allarme fornito. Waltraud Deeg, consulente per le politiche sociali della provincia autonoma, non è d’accordo con la scelta del governo di introdurre la vaccinazione obbligatoria e teme che molti operatori si dimettano. “Ho già ricevuto dozzine di e-mail da collaboratori che minacciano di interrompere se il vaccino viene loro imposto”, ha spiegato al Corriere dell’Alto Adige.

A Bologna circa il 15 per cento degli 8.500 operatori sanitari non è ancora stato vaccinato, ma molti non hanno ricevuto l’amministrazione perché contagiati e devono aspettare per risultare negativi. Negli ultimi giorni, dopo l’approvazione dell’obbligo di vaccinazione, molti dipendenti hanno presentato la domanda e l’azienda sanitaria ha dovuto organizzare sessioni aggiuntive per vaccinare i ritardatari. Lo stesso è accaduto anche a Milano e in tante altre città. Una settimana fa, al policlinico di Bari c’erano 300 operatori sanitari non ancora vaccinato: negli ultimi sette giorni molti di questi medici e infermieri hanno prenotato l’amministrazione e il conto per chi aspetta il vaccino è sceso a 140. In tutta la Campania, invece, secondo i dati pubblicati da Repubblica di Napoli ci sono circa 5.300 operatori sanitari non vaccinati.

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