Il Consiglio dei ministri studierà una nuova misura che consentirebbe la rimozione preventiva di Profilo corrente che i debitori avrebbero in un altro paese dell’Unione Europea. Chi aveva dunque pensato di aprire un lavoro in un qualunque stato dell’UE, per sfuggire al rischio di preclusione, si troverà davanti ad un’amara delusione. Il creditore può chiedere al giudice il permesso di ricercare e reperire qualsiasi rapporto bancario. Nessuna via di fuga.
Conti correnti: l’Italia si adegua alla normativa europea
Il governo ha così deciso di attuare il regolamento europeo, approvato sei anni fa al fine di semplificare il recupero dei crediti tra i diversi Nazioni appartenenti all’UE. Non appena il decreto diventerà operativo, ogni tribunale italiano avrà il diritto di bloccare – mediante un provvedimento – i soldi che un debitore detiene in un conto corrente all’estero.
Questa procedura non sarà valida per tutto: qualsiasi credito amministrativo, credito d’imposta o qualsiasi diritto di proprietà derivante da:
- una possibile relazione coniugale;
- successione o testamenti;
- procedure fallimentari.
Inizialmente, il creditore avrà il compito di documentare l’esistenza di un rischio concreto.
L’eventuale provvedimento non verrà notificato al debitore prima dell’emissione, al fine di impedirgli di mascherare in qualche modo il conto corrente. A seguito dell’autorizzazione ricevuta in giudizio, il creditore avrà la possibilità di richiedere informazioni sulla natura del conto alle autorità del Paese in cui è stato aperto il rapporto.
Preoccupazione infondata
La preoccupazione di molti contribuenti a corto di liquidità è che l’Agenzia delle Entrate inizi oggi, giovedì 15 ottobre, a inviare i conti fiscali; e ordina il sequestro del conto del debitore.
Tuttavia, prima che ciò avvenga, l’amministrazione fiscale è tenuta ad informare l’interessato inviandogli una raccomandata. Il debitore avrà fino a 60 giorni per regolare il saldo o potrà concordare un piano di rimborso mensile con le autorità fiscali. Solo una volta trascorsi i 60 giorni, senza prendere una decisione, l’amministrazione finanziaria organizzerà il sequestro.
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