Il PIL italiano registra una diminuzione del 0,4% nel secondo trimestre del 2023 rispetto al trimestre precedente, ma mostra comunque una crescita dello 0,4% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Questi dati emergono dalla stima preliminare del PIL, che inizialmente aveva indicato una riduzione dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e una crescita dell’0,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
Un fattore che ha influenzato questa diminuzione del PIL è la riduzione dei giorni lavorativi nel secondo trimestre del 2023: tre giorni in meno rispetto al trimestre precedente e uno in meno rispetto allo stesso trimestre del 2022.
Analizzando i componenti della domanda interna, si nota una diminuzione in tutti i settori principali: i consumi finali nazionali hanno registrato una diminuzione dello 0,3%, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell’1,8%, e sia le importazioni che le esportazioni sono diminuite dello 0,4%.
La domanda nazionale, escludendo le scorte, ha contribuito negativamente alla diminuzione del PIL, con un impatto più significativo a causa dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private che non hanno apportato alcun contributo positivo, gli investimenti fissi lordi che hanno avuto un impatto negativo dello 0,4%, e la spesa delle amministrazioni pubbliche che ha registrato un impatto negativo dello 0,3%. Le scorte, invece, hanno contribuito positivamente allo 0,3% della variazione del PIL, mentre la domanda estera netta non ha avuto alcun contributo.
Ogni settore produttivo, tra cui l’agricoltura, l’industria e i servizi, ha registrato una diminuzione del valore aggiunto nel secondo trimestre del 2023: rispettivamente -1,3%, -1,4% e -0,1%.
La stima completa dei conti economici trimestrali conferma quindi la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre del 2023, con una diminuzione del 0,4% del PIL. La crescita tendenziale si attesta allo 0,4%, in calo rispetto ai trimestri precedenti.
La diminuzione del PIL è stata principalmente influenzata dalla domanda interna, mentre la domanda estera ha contribuito in modo nullo. I consumi privati non hanno fornito alcun impatto positivo, mentre la spesa delle amministrazioni pubbliche e gli investimenti hanno registrato un impatto negativo. Le scorte, invece, hanno avuto un contributo positivo dello 0,3%.
Infine, si registra una diminuzione delle ore lavorate, delle posizioni lavorative e delle unità di lavoro dello 0,5%, dello 0,1% e dello 0,3% rispettivamente, mentre i redditi pro-capite sono aumentati dell’0,8%.
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