Solo in Lazio, nell’campo nel 2020 sono tornati 5.000 (ma non solo) ragazzi sieropositivi. Erano in vacanza in Costa Smeralda, a Corfù, Malta, in Croazia, una Ibiza. Alla fine del primo confinamento, durissimo, l’illusione che la pandemia fosse scomparsa ha causato un contraccolpo che abbiamo pagato per tutta la caduta, perché il virus circolava sui traghetti, nelle discoteche della Costa Smeralda, nei pub di Pago, nei festival di Corfù, in alloggi condivisi a Malta; si è diffuso tra i bambini tedeschi, spagnoli, cechi, italiani, accendendo il fuoco che speravamo di spegnere. A distanza di un anno, alcuni segnali sembrano ripetere lo stesso scenario.
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Variante Delta, un anno dopo
Il Portogallo, che per primo ha riaperto al turismo britannico, è ora il paese dell’Europa continentale con la più alta prevalenza di Variante Delta, che ha una velocità di trasmissione del 50% superiore a quella inglese; a Maiorca, 600 bambini di diverse parti della Spagna, per festeggiare la fine dell’anno scolastico, sono stati contagiati nonostante molti di loro avessero superato il test antigenico: questo episodio rischia anche di essere un enorme avvertimento su ciò che potrebbe accadere, non solo in Spagna quest’estate. Il direttore dell’Istituto Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ripete: “E’ importante che si vada in vacanza con la seconda dose di vaccino completata. Bisogna convincere gli italiani a non rimandare il vaccino per andare in vacanza. Allo stesso tempo, dobbiamo uscire per incontrare le persone per facilitare le loro vaccinazioni. Nel Lazio lo faremo con centri di iniezione nelle località turistiche, ma prima dobbiamo sensibilizzare le persone sull’importanza di completare il ciclo vaccinale”.
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trappole
Ma perché le vacanze possono diventare una trappola epidemiologica? “Va detto – ricorda Vaia – che rispetto allo scorso anno abbiamo un’arma in più, i vaccini. Sicuramente migliora la situazione. Ma con la variante Delta abbiamo capito che solo la doppia dose ci ha aiutato, per questo insisto fortemente sulla necessità di completare il ciclo vaccinale prima di partire”. Il caso di Palma di Maiorca conferma, quasi perfettamente, l’elenco dei comportamenti pericolosi che avevamo già visto nell’estate 2020. Ce l’hanno i traghetti, ad esempio, da Valencia a Maiorca, così come quelli tra Civitavecchia e la Sardegna. , sono stati svelati ambienti in cui il virus circolava allo stato brado, anche perché si tratta di ragazzi che tendono a socializzare. “Nessuno aveva la mascherina” raccontano i giovani contagiati in Spagna, con le testimonianze fotocopiate di quelle del 2020 degli italiani di ritorno dall’isola di Pag, in Croazia, altra spezia delle vacanze estive. A Maiorca c’è stato un grande concerto, dove non sono state rispettate distanze e precauzioni; in tutta Europa, nell’estate del 2020, si sono vissute le stesse scene, con i club sulle spiagge della Grecia o della Croazia traboccanti di alcol. La condivisione di bicchieri, sigarette, abbracci, persino il fumo freddo da parti della Costa Smeralda un anno fa sono state grandi opportunità per la trasmissione del virus.
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