Crociere, 120 ufficiali italiani licenziati sul posto da Carnival: “Tradito dopo 30 anni di carriera”

Improvvisamente licenziato senza spiegazioni da Carnival Cruise Line, il marchio leader del più grande operatore di navi da crociera al mondo. È successo a 7.000 marittimi che si sono trovati improvvisamente disoccupati e senza ammortizzatori sociali. La compagnia è infatti soggetta alla legge sulla bandiera di Panama e Bahamas che non prevede nessuna di queste istituzioni.

La storia ha coinvolto 18 ufficiali di macchina e di coperta italiani che hanno deciso di unire le forze. Nasce così il gruppo “CCL 18 Licensed”, che si rivolge all’avvocato Licia D’Amico dello studio legale Galasso di Roma. Parlando del suo calvario professionale personale, un capitano che è stato per 30 anni un dipendente della Carnival Cruise Line. Dopo un lungo servizio per il colosso americano, è arrivato il licenziamento: “Stavo salendo le scale di casa del mio compagno e avevo ancora il carrello in mano quando improvvisamente ho ricevuto una mail firmata da Nelson Scott, Vice President e Shipboard Human Resources , e una telefonata di poco più di un minuto dalla compagnia – racconta l’ufficiale – Poche parole, rapide e sfuggenti, per dirmi che ero stato licenziato. ”Eppure il comandante aveva ricevuto tutte le assicurazioni necessarie sulla continuità del lavoro rapporto con Carnival da Daniele Maffei, Senior Manager Crew Manning, durante diverse conference call: “Qualche giorno prima ci era stato assicurato che, nonostante il Covid, l’azienda era in buona salute e non c’era nulla da temere per il rinnovo del contratto” .

A rendere questa storia ancora più surreale è stato il modus operandi dell’azienda. Oltre alle comunicazioni fredde e infondate, colpiscono le consuete valutazioni periodiche delle prestazioni del personale. Incredibilmente, dopo decenni di elogi, siamo giunti a giudizi completamente negativi sulla performance: “Com’è possibile che dopo 30 anni di onorata carriera con recensioni costantemente positive, siamo improvvisamente passati a giudizi insufficienti? E perché, allora, la compagnia ha deciso di assicurare la vita di oltre 4.000 passeggeri nelle mani di questi miserabili comandanti? Ci sono enormi contraddizioni che sanno tanto di ingiustizia”. A firmare queste note caratteristiche, divenute improvvisamente negative, è Daniele Maffei, controfirmato dal vicepresidente dell’Operazione Carnevale Nautico Gaetano Gigliotti. “Inoltre rimane un mistero – spiega il capitano – come Maffei e Gigliotti abbiano potuto valutare persone che non conoscevano e con le quali non avevano mai navigato”.

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“La decisione di attuare i tagli è stata molto difficile e questo è stato causato da circostanze aziendali impreviste legate alla pandemia. Sfortunatamente, gli sviluppi e la crescente incertezza ci hanno impedito di dare preavviso “, si legge in una delle lettere di licenziamento di Carnival a uno degli agenti. Una versione che non convince affatto: “Perché il covid ha colpito solo alcuni e non tutti?” “Io, ad esempio, sono sempre stato uno dei comandanti con il massimo dei voti – dichiara un perito ufficiale italiano – Eppure, tra i miei colleghi che non sono stati licenziati, c’è chi ha avuto voti considerevoli inferiori ai miei”. “Probabilmente Carnival ha dimenticato cosa noi italiani abbiamo significato per l’azienda negli ultimi 30-35 anni. Abbiamo iniziato con poche navi e ora ci stiamo lasciando alle spalle a malincuore un colosso globale del settore”.

Per i 18 ufficiali del gruppo non resta che aspettare l’esito di arbitrati internazionali attivati ​​in diverse città del mondo. La posta in gioco non è però solo il riconoscimento dei danni a favore degli ex dipendenti di Carnival, ma anche la potenziale riscrittura dei contratti per decine di migliaia di lavoratori del colosso americano. “Mancano protezione e trasparenza”, spiega uno degli agenti licenziati. Ed è proprio su questo punto che Carnival Cruise Line dovrà fornire spiegazioni agli arbitri internazionali.

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