TORINO – Cristiano Ronaldo usa quelli che non ce l’hanno. Questo è il punto di partenza e di arrivo di ogni discussione sul campione portoghese, con Leo Messi semplicemente il più forte di tutti da quindici anni. Con lui in campo, in campata, la Juve parte quasi sempre 1-0. Non poco. Ma avere Cristiano Ronaldo può stancare, almeno in parte, anche chi ce l’ha. Poter contare su CR7 ad un prezzo, caro, che non ha nulla a che fare con il suo impatto economico. È un prezzo che si paga con una moneta intangibile, all’interno della gestione di un grande team dove tutti sono uguali. Tranne lui, che comunque è più uguale degli altri, come tutti gli intoccabili. “Lo tratto come Frabotta o PortanovaHa dichiarato Andrea Pirlo poche settimane fa. Una bugia bianca, una frase per l’occasione. Non potrebbe essere e infatti non lo è. Lo sa bene Pirlo, che parla la stessa lingua di Ronaldo, quella dei campioni. Questo è anche il motivo per cui sembrano capirsi al volo.
Lui decide
Avere CR7 nel team implica anche almeno una parte della gestione condivisa. Decide quando giocare, per esempio. E quando fermarsi. Il caso di Benevento rappresenta un ricordo ancora vivo, ma questa non era una novità: quando il programma è affollato, è ora di riprendere fiato e Ronaldo resta a casa e non si siede in panchina. Insomma, una presenza meno ingombrante della sua assenza. Ma in effetti, decide anche quando è il momento di accettare un sostituto. Quanti avrebbero sostituito un Ronaldo stranamente sopraffatto controAtalanta? Probabilmente tanto, tra pensarlo e farlo però c’è un mondo intero ed è facile capire perché alla fine Ronaldo non sia stato richiamato in panchina. […]
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