Dieta senza carboidrati per ridurre la fatica nei pazienti neurologici, l’esperienza di Udine: “Dati molto promettenti”

L’utilizzo della dieta chetogenica, ovvero la strategia nutrizionale basata sulla riduzione dei carboidrati che “costringe” l’organismo ad aumentare il consumo dei grassi contenuti nel tessuto adiposo e a produrre autonomamente corpi chetonici, mostra risultati “molto promettenti” per il trattamento dell’emicrania e dell’affaticamento nelle persone con sclerosi multipla. Sono 50 i pazienti registrati presso la clinica nutrizionale del Clinica Neurologica dell’Università degli Studi di Udine. La clinica si occupa da tempo, tra le poche in Italia, della nutrizione come frontiera per una migliore gestione delle malattie neurologiche che vanno dall’emicrania alla demenza, dall’epilessia al morbo di Parkinson, dai tumori cerebrali alla sclerosi multipla. Abbiamo chiesto al dottore di quest’ultimo Mariarosaria Valente, professore associato di neurologia, Dipartimento di Medicina – Università di Udine, che ha coordinato lo studio.

Dottor Valente, la dieta chetogenica viene spesso citata in ambito extra-clinico come dieta dimagrante, nel suo caso cos’è questa dieta?
La dieta chetogenica è una dieta antinfiammatoria perché i chetoni sono combustibili più efficienti dei carboidrati e producono meno rifiuti. Nella formula normocalorica, tenuto conto della drastica riduzione dei carboidrati, l’apporto energetico, in presenza di un normale apporto proteico, è assicurato da un maggiore apporto di lipidi. Se vuoi sfruttare il potenziale di perdita di peso della dieta, scegli la formulazione a basso contenuto calorico in cui i chetoni vengono prodotti dalle riserve di grasso corporeo del paziente. Per queste caratteristiche, l’approccio nutrizionale chetogenico è indicato non solo per il dimagrimento, ma anche per contrastare la neuroinfiammazione in diverse patologie, anche in pazienti normopeso.

Quale meccanismo biochimico si verifica nei pazienti con sclerosi multipla che seguono una dieta chetogenica?
Il meccanismo è legato alla produzione di corpi chetonici da parte del fegato a partire dal grasso. I chetoni sono una sorta di super combustibile per la cellula nervosa e, in particolare, il fatto che producono energia in modo più efficiente con una minore produzione di radicali liberi aiuta a contrastare il processo infiammatorio. La sclerosi multipla è infatti una malattia neuroinfiammatoria in cui coesistono due tipi di infiammazione: un primo tipo responsabile delle “ricadute della malattia”, e un secondo di grado inferiore e più subdolo responsabile della neurodegenerazione.

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Quali elementi concreti ti ha dato l’esperimento per aiutare i pazienti con sclerosi multipla, anche se ancora all’inizio?
Uno dei sintomi più comuni e debilitanti della sclerosi multipla è la stanchezza. Sebbene le terapie farmacologiche siano efficaci nel controllare il decorso della malattia, la stanchezza rimane un sintomo difficile da trattare. Nei pochi pazienti arruolati finora abbiamo riscontrato in media una riduzione del sintomo di affaticamento oltre ad un miglioramento di altri parametri quali eccessiva sonnolenza diurna e sbalzi d’umore.

Quali saranno i prossimi passi nella dieta chetogenica per la sperimentazione sulla sclerosi multipla?
Intendiamo reclutare diversi altri pazienti per questo studio, al fine di confermare questi risultati preliminari che sembrano incoraggianti. In tal caso, saremo in grado di valutare la conduzione di studi clinici più ampi.

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