Questo mercoledì sarà probabilmente il giorno più difficile per il governo di unità nazionale di Mario Draghi dalla sua formazione lo scorso febbraio. Si dimetterà davvero, o il “super” Mario Draghi – anche grazie agli appelli nazionali ed esteri – è stato cambiato in questi giorni?
Giovedì scorso, il presidente del Consiglio Draghi, uno dei capi di governo più rispettati d’Europa, si è rivolto al presidente italiano Sergio Mattarella per rassegnare le sue dimissioni. Il presidente del Consiglio lo ha fatto perché, a suo avviso, era sorto un “grave problema di controllabilità”. L’istigatore di questa crisi politica è il Movimento Cinque Stelle. Aveva deciso di non candidarsi per una votazione importante su un pacchetto di sostegno, che prevedeva anche un voto di fiducia. Draghi ha interpretato questo come una profonda violazione della fiducia.
Ma la sua offerta di dimettersi è stata rapidamente respinta dal presidente Mattarella, che ha ordinato al presidente del Consiglio di andare in parlamento per cercare una via d’uscita dalla crisi. Questo mercoledì sarà quindi un giorno cruciale. In mattinata, Draghi parla al Senato. Un ballottaggio in programma mercoledì sera fornirà un’indicazione importante di come andranno le cose. La patata bollente andrà alla Camera giovedì, dove si svolgerà anche la votazione. Le parti possono essere ancora incollate?
Momento cruciale vinto
La fine è ancora aperta, ma chiedendo a Draghi di tornare in parlamento, il presidente italiano potrebbe aver guadagnato tempo cruciale. In questi giorni gli italiani hanno avuto modo di reagire, e lo hanno fatto in massa. Draghi ora viene sollecitato, quasi implorando, da tutte le parti a “mostrare responsabilità”. Non solo politici come l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha organizzato una petizione, ma anche cittadini che hanno manifestato a Milano e Roma sventolando bandiere italiane ed europee. E almeno 1.300 sindaci hanno fatto sapere a Draghi che il Paese ha bisogno di lui. Un simile appello alla “responsabilità” e all'”unità” arriva da medici, cattolici e ambientalisti italiani.
L’instabilità in Italia, terza economia della zona euro, è una crisi a cui l’UE non vuole partecipare
Anche l’UE incrocia le dita per un buon risultato. ‘Bruxelles’ affida a Draghi la corretta gestione dei miliardi di euro che la Roma chiede al Fondo europeo per la ricostruzione post pandemia, di cui l’Italia è il maggior beneficiario. Entro la fine di quest’anno devono ancora essere raggiunti importanti traguardi e l’approvazione del budget. Le elezioni in Italia sono comunque previste per la primavera del 2023, ma aggiungere qualche mese in più, secondo chi vuole che Draghi rimanga, fa una differenza sostanziale. Con la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi dell’energia e l’inflazione globale, l’instabilità in Italia, la terza economia più grande dell’Eurozona, è l’ennesima crisi a cui l’UE non vuole davvero entrare.
Approfitta delle elezioni anticipate
Giorgia Meloni della destra radicale Fratelli italiani, l’unico partito che ha optato per l’opposizione, potrebbe approfittare di questa crisi di governo. Ottiene buoni risultati nei sondaggi e gode delle elezioni anticipate. Questo potrebbe indurre i suoi alleati politici Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia) – i loro partiti sono nel governo Draghi, ma stringono anche un’alleanza politica con Meloni – a fare campagna insieme.
Ma gli imprenditori – una parte significativa dei leghisti – pensano che un’elezione anticipata in questi tempi incerti sia una cattiva idea. Inoltre, una vittoria elettorale così rapida potrebbe rivelarsi un dono avvelenato. Un nuovo governo di destra ora erediterebbe una situazione estremamente complessa e quindi non ci sarebbe nessun altro da incolpare.
Una versione di questo articolo è apparsa anche sul giornale il 20 luglio 2022
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