L’ex presidente critica il vecchio amico Benjamin Netanyahu e teme le indagini sull’assalto al Congresso e alle sue vicende. Nel frattempo, però, ha raccolto 1,2 miliardi di dollari da investitori istituzionali.
dal nostro corrispondente
WASHINGTON – Il risentimento e la rabbia di Donald Trump non risparmiano nemmeno vecchi amici come Benjamin Netanyahu. In un’intervista con il giornalista israeliano Barak Ravid, l’ex presidente degli Stati Uniti ha inviato un vaffa a Bibi, perché ha elogiato Joe Biden troppo presto dopo aver vinto le elezioni del 2020.
Ma le vere trappole vengono da dentro. Giovedì 9 dicembre Trump ha subito due colpi da non sottovalutare. La prima riguarda il suo ruolo nell’assalto al Campidoglio. La Corte Federale di Washington ha respinto l’appello di Trump impedire al Comitato della Camera che indaga il 6 gennaio acquisire i documenti della Casa Bianca relativi a quei giorni. I tre giudici hanno confermato la prima condanna della corte distrettuale, che risale al 10 novembre: le carte, ora custodite dagli Archivi Nazionali, non sono di proprietà privata dell’ex presidente, ma appartengono agli Stati Uniti e possono essere messi a disposizione del Congresso, se necessario.
Gli avvocati di Trump avevano precedentemente previsto che in caso di esito sfavorevole, porterebbero il caso alla Corte Suprema. Da quel momento si prepara un’altra fase delicata, un’altra prova per la massima autorità giudiziaria del Paese. Ci sono sei alti magistrati nominati dai presidenti repubblicani contro tre nominati dai democratici. Ma questo non significa che voteranno automaticamente per Trump. 12 dicembre 2020, in un momento drammatico per il Paese, la Corte Suprema ha persino rifiutato di prendere in considerazione l’appello del Texas invalidare le elezioni in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.
Poi c’è l’altro lato: gli affari della Trump Organization. Il procuratore dello Stato di New York, Letitia james, ha convocato l’ex presidente di imperio (citazione di comparizione), affinché possa chiarire sotto giuramento gli aspetti più opachi del bilancio della società. In particolare James indaga sui valori degli asset che sembrano essere stati gonfiati per facilitare i prestiti bancari. Ma anche qui, gli avvocati di The Donald sono pronti per una controffensiva: faranno appello al giudice per annullare la richiesta di James. L’avvocato, nel frattempo, ha deciso di dimettersi dalla corsa al governatorato dello stato di New York.
Politicamente, tuttavia, Trump è sempre più il capo del Partito Repubblicano e sempre più centrale nel mondo conservatore. Nei giorni scorsi l’ex leader Usa ha fatto sapere di aver già raccolto 1,2 miliardi di dollari da investitori istituzionali pronto a finanziare la sua piattaforma social, chiamata Truth, the Truth. una somma enorme. Da dove proviene? I Trumpiani parlano di investitori istituzionali. La Sec, la Commissione di vigilanza sui mercati finanziari, sta indagando.
A Washington si fanno molte supposizioni. Uno di loro chiama in causa Jared Kushner, ex consigliere della Casa Bianca. Il marito di Ivanka Trump riceverà ingenti finanziamenti dal Fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Soldi che andrebbero ad Affinity, una società di servizi alle imprese con sede a Miami. Il fondo ha 450 miliardi di dollari ed è controllato dal controverso principe Mohammad Bin Salman, uno degli interlocutori più stretti del clan Trump.
10 dicembre 2021 (modificato il 10 dicembre 2021 | 22:16)
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