Esattamente un anno dopo il suo lancio, la sonda Orbiter solare ha registrato l’evoluzione di un’espulsione di massa coronale, uno dei fenomeni più spettacolari legati all’attività magnetica solare. Una grande anticipazione della vera missione: offrire osservazioni ravvicinate del Sole e delle sue regioni polari.
Sempre in fase di crociera, dopo aver raggiunto il perielio il 10 febbraio, cioè la mezza distanza tra il Sole e la Terra, la sonda ha effettuato alcune osservazioni di controllo per i vari strumenti di bordo.
È stata una felice coincidenza che tre strumenti di telerilevamento Solar Orbiter abbiano registrato l’eruzione del plasma solare dall’atmosfera nello spazio interplanetario. La combinazione delle immagini così ottenute ha fornito un’osservazione unica del brillamento solare dalla nascita allo sviluppo.
ioil primo strumento, ilImager ultravioletto estremo mostra, con un’immagine completa del Sole, la massa coronale espulsa dalla parte inferiore dell’atmosfera solare e poi salta nello spazio.
Successivamente, il coronografo Metis, ideato daAgenzia spaziale italiana in collaborazione con INAF e CNR, ha catturato l’espulsione poiché si estende a una distanza di circa 2,9 e 5,6 raggi solari. Metis ha anche raccolto una seconda eruzione più piccola, possibile conseguenza della riconfigurazione della corona solare a seguito della prima esplosione, confermando nuovamente la sua capacità di rilevamento, dopo la prima esplosione immortalata il 17 gennaio.
Infine, le immagini di Imager eliosferico ha registrato il vento solare fino a una distanza di 0,2 unità astronomiche, un flusso di particelle cariche costantemente rilasciato dal Sole nello spazio esterno.
Un ottimo risultato, sicuramente indesiderabile, per Solar Orbiter, che è solo a metà del suo percorso e non ancora al lavoro, dimostra già di poter mandarci nuove informazioni e immagini sul funzionamento della nostra stella.
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