Nei magazzini del Imposta ci sono quasi un trilione di euro di File non riscossi (999,1 miliardi per l’esattezza). Così, il ministero dell’Economia ha messo nero su bianco una proposta di riforma della riscossione obbligatoria nel tentativo di scalare la montagna degli arretrati, molti dei quali, ammette il ministero, sono ormai considerati irrecuperabili. Una delle proposte è quella di rendere più “incisi” gli strumenti a disposizione dell’amministrazione fiscale, a partire da un utilizzo più efficiente delle banche dati sui Profilo corrente per eseguire alcuni convulsioni “Mirata” sui debitori d’imposta.
“Attualmente”, spiega il documento, “la maggior parte dei pignoramenti non porta ad alcun risultato, perché i conti correnti dei debitori sottoposti a pignoramento sono insufficienti o addirittura privi di saldo positivo”. Quindi cosa chiedono le autorità fiscali. Semplice, «fare accesso massiccio al registro delle rendicontazioni finanziarie, al fine di verificare preventivamente, evitando attività manuali, quale dei soggetti iscritti al ruolo (18 milioni in totale) abbiano rapporti finanziari significativi per effettuare le iscrizioni consecutive». Il fisco, insomma, vorrebbe essere autorizzato ad accedere subito ai conti correnti di 18 milioni di debitori, per inserire quanto dovuto per le fatture. Secondo la proposta del ministero, il modo migliore per implementare questo sistema sarebbe quello di richiedere alle banche di trasmettere i codici Iban dei clienti all’Agenzia delle Entrate per garantire rimborsi e contributi. Insomma, se si devono versare contributi o rimborsi pubblici in un conto, questo conto sarà sicuramente importante in caso di necessità di pignoramento. Oggi, infatti, la comunicazione dei saldi di conto corrente da parte delle banche all’anagrafe dei conti correnti avviene una sola volta all’anno, il 15 febbraio dell’anno successivo a quello cui si riferiscono le informazioni. Insomma, a gennaio 2021, l’archivio contiene le informazioni sulla consistenza dei conti al 31 dicembre 2019. Per l’amministrazione finanziaria questi dati sono troppo vecchi. Pertanto, precisa il documento predisposto dal ministero, “l’estensione delle finalità della trasmissione delle informazioni relative ai rendiconti finanziari alla prestazione dei servizi e alle attività di raccolta consentirebbe una maggiore frequenza di trasmissione dei dati, che potrebbe diventare mensile”. Solo questo, il progetto di riforma prevede anche la possibilità per l’esattore di utilizzare le informazioni presenti nella banca dati di fatturazione elettronica, consentendo così di avviare in modo mirato procedure di preclusione dei rapporti commerciali intrattenuti dal debitore con i terzi. Questa possibilità dovrebbe essere data solo per i debiti che superano determinate soglie (la proposta indica 50.000 euro).
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L’intervento
La relazione inviata dal Ministero dell’Economia al Parlamento ipotizza anche un intervento di “estinzione automatica dei crediti inesigibili, trascorso un congruo termine dal passaggio alla riscossione coatta”. Periodo che può essere di 5 anni. Ciò significa che dopo questo periodo l’amministrazione fiscale non tenterà più di riscuotere il credito. Significativi vantaggi deriverebbero poi da una maggiore integrazione, se non da una vera fusione, tra le due Agenzie: Entrate e Riscossione. Questo completerebbe il processo avviato con la trasformazione di Equitalia. La fusione consentirebbe anzitutto di semplificare la governance, con l’eliminazione della duplicazione degli organi collegiali (comitati direttivi e collegi sindacali). I cittadini dovrebbero anche confrontarsi con un unico interlocutore e esisterebbero banche dati pienamente integrate, “consentendo una maggiore velocità operativa sia per il contribuente, che potrebbe più facilmente ricostituire la sua posizione, sia per l’amministrazione, che verrebbe rapidamente aggiornata. la situazione complessiva di il contribuente. “Anche il contenzioso” verrebbe semplificato in quanto il contribuente che riceve una pratica non sarà costretto a citare in giudizio sia l’amministrazione fiscale che l’agenzia di riscossione”.
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