Fisco, compressione morosità cronica: pagamenti facili

Fatture fiscali: un pizzico di carota, ma soprattutto tanto bastone. Il governo è pronto a cambiare i sistemi con cui i contribuenti inadempienti possono pagare a rate i propri debiti fiscali. Nella relazione sulla riforma della riscossione dei tributi elaborata dal ministero dell’Economia e affidata al Parlamento si fa esplicito riferimento alla volontà di “razionalizzare l’istituto degli acconti”.

Un meccanismo in vigore da pochi anni e molto diffuso, considerando che il 50% della riscossione ordinaria annuale (cioè quella che non tiene conto degli incassi degli enti a definizione agevolata) deriva proprio dai piani di acconto di imposta conti dati a contribuenti che altrimenti non sarebbero in grado di pagare. Palazzo Chigi e il Tesoro intendono insistere su questi strumenti di distensione nei rapporti con i contribuenti ma vogliono anche operare una vigorosa repressione contro chi accetta il patto con lo Stato ma poi cerca di essere intelligente e di non onorare i propri impegni. Come? “O” Cosa? Attualmente, la legge prevede che saltando 5 rate, anche non consecutive, del differimento, si interrompa il piano di ammortamento “soft”, costringendo il contribuente a tornare a saldare il debito con le regole ordinarie. C’è però una scappatoia per essere riammessi al piano differito: basta pagare le scadenze mancate in un’unica soluzione, in una fase successiva. Una pratica abbastanza diffusa, a quanto pare, che finisce per ostacolare la raccolta.


«Dobbiamo evitare – osservano così i tecnici del Ministero dell’Economia – che le azioni di recupero messe in atto dall’Agente per la riscossione, in caso di decadenza del contribuente rispetto agli acconti, possano essere interrotte continuamente da una richiesta successiva di riammissione all’istituto». Uno stop and go ritenuto intollerabile dal fisco. Questo ora punta a deviare. Anzi, la riforma che l’esecutivo sta approntando rende impossibile riammettere il debitore alle rate per gli stessi debiti compreso il servizio cessato a seguito della mancato pagamento di 10 rate. Insomma, da un lato il fisco è più tollerante raddoppiando le rate che possono essere saltate da 5 a 10 prima che venga annullato il rinvio. Dall’altro il contribuente avverte: una volta uscire dal piano di acconto, non si può rientrare a bordo anche se si riesce a saldare tutti in una volta gli acconti mancanti.La modifica della regola si applicherà a due tipologie di acconto s attualmente in vigore. L’ordinario dura sei anni, prevede un massimo di 72 mensilità (mai superiori a 100 euro) ed è concesso o per debiti fino a 60mila euro su semplice richiesta (senza che il contribuente debba giustificare la sua temporanea situazione di difficoltà economica), oppure per debiti superiori a 60 mila euro, mostrando però carte in mano, da saldare in condizioni economico-finanziarie difficili.

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IL MECCANISMO
Le rate straordinarie, dal canto loro, prevedono una proroga di 120 rate (oltre 10 anni) e possono essere attivate, in caso di difficoltà finanziarie ancora più gravi, previa presentazione di documenti giustificativi. Al riguardo va ricordato che la riforma prevista dal governo Draghi prevede la fusione tra l’Agenzia delle Entrate e la Riscossione. Si completerebbe così il percorso avviato con la trasformazione di Equitalia per instaurare un nuovo e più proficuo rapporto con il contribuente. Anche i cittadini dovrebbero confrontarsi con un unico interlocutore ed esisterebbero banche dati pienamente integrate, “permettendo – si legge nella relazione inviata al Parlamento – una maggiore rapidità operativa sia per il contribuente, che potrebbe più facilmente ricostituire la sua posizione, sia per il amministrazione, che può essere prontamente informata della situazione complessiva del contribuente.”Anche il contenzioso, osserva il governo, “sarebbe semplificato: il contribuente che riceve un fascicolo processerà una sola persona”.

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