TRIESTE. Poco più di uno su cinque per la categoria C. Meno di uno su tre per la D: così poco che la preselezione in programma venerdì 16 luglio al Rocco non è stata nemmeno necessaria. “Ci aspettavamo un’affluenza ridotta, ma non in questi termini”, spiega Pierpaolo Roberti, consigliere regionale del servizio civile.
Era la prima tornata di gare al Palazzo dopo la chiusura a causa della pandemia e la giunta era molto entusiasta, soprattutto in presenza di 200 ritiri all’anno in Regione. Ma la risposta è stata una doccia fredda.
I numeri sono sul tavolo: al Rocco ci sono state 373 presenze martedì e 363 mercoledì, poco più del 20% dei circa 3.400 candidati che si erano iscritti alla chiamata a 15 dipendenti di categoria C, posto economico C1, amministrativo profilo – assistente economico.
Venerdì, sempre sugli spalti dello stadio Trieste, si sono visti arrivare 129 candidati per le 9 posizioni dei tecnici specialisti di categoria D su un totale di 400 iscritti. Dato che siamo rimasti sotto i 200, come si legge nel bando, la preselezione è stata saltata e il 129 sarà chiamato direttamente il 17 settembre per la prova scritta.
“Le ragioni sono diverse”, dice Roberti. Forse deluso, ma deciso a non cambiare linea, anche in vista delle previste partenze: nel 2021 219 dipendenti della Regione raggiungono le condizioni di pensionamento, nel 2022 ancora 128, quindi 347 entro il biennio. .
“La Regione ha bisogno di assumere nuovi dipendenti in un periodo storico in cui la ripresa economica farà affidamento sulle risorse europee, statali e regionali. Per raggiungere gli obiettivi servono risorse umane per gestire lo svolgimento delle tante partite in agenda”.
E così, prosegue l’assessore, «non ci preoccupiamo di un interesse inferiore al previsto perché resta la stagione delle assunzioni. Non c’è dubbio che insisteremo sulle gare. Entro l’autunno ci sarà un nuovo bando per la categoria C nel settore amministrativo-economico e ne definiremo altri, tutti quelli necessari a coprire le esigenze degli uffici, a cominciare da C e D per lavoro e forestale”.
Ma cosa è successo? Perché questo flop? “Parliamo innanzitutto di un concorso partito nel 2019 e che ha pagato il blocco imposto dal Covid e le conseguenti chiusure anticontagio.
Ovviamente alcune delle persone che avevano fatto domanda di partecipazione prima della diffusione del virus o hanno nel frattempo trovato un lavoro privato o hanno vinto altri concorsi del settore dopo che la Regione, in questa fase, ha deciso di mettere i bisogni organici nei comuni ”, osserva il Commissario.
Un mea culpa? “La competizione doveva svolgersi perché abbiamo bisogno di lavoratori, il prima possibile, per garantire servizi essenziali ai cittadini. Tuttavia, direi che in questo contesto è più utile una riflessione. Il tema è quello dell’attrattività del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Solo pochi giorni fa il concorso Sud ha permesso di reclutare poco più di un terzo dei posti messi a disposizione nelle PA delle regioni del Sud.
Apparentemente questo è un problema generale in un momento in cui il funzionario pubblico è visto come una figura tra il nulla nella peggiore delle ipotesi e il burocrate nella migliore delle ipotesi. La realtà, però, è diversa. Senza il settore pubblico non avremmo superato l’emergenza e il pubblico sarà sempre il protagonista della ripartenza.
Questo è il messaggio che ci impegneremo a trasmettere – conclude il commissario di Trieste – con l’obiettivo di definire graduatorie che ci permettano di rinnovare l’organico”. –
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