DAL NOSTRO INVIO Falmouth (Cornovaglia) – Tutti gli sforzi del G7 in Cornovaglia sono stati finalizzati a proiettare l’unità degli obiettivi e dei punti di vista: davvero meraviglioso vederli di persona, ha affermato Boris Johnson dando il via ai lavori. Bisogna stare attenti a trarre la lezione dalla pandemia, a non ripetere gli stessi errori, ha esortato: e ha sottolineato il consenso di tutti per per ricostruire in modo più verde, più equo ed egualitario, pi genere neutro (vale a dire senza distinzione di sesso) e perché no, più femminile.
Ma al di là delle immagini ufficiali possiamo vederle quelle increspature che i sorrisi delle circostanze non possono nascondere. Questo vertice doveva essere il segnale per il ritorno dell’Occidente, coeso nella sua fonte di sfide globali e forte nei suoi valori: ma una famiglia che si ritrova più litigiosa che mai dietro le quinte.
Gli europei sono già arrivati in Cornovaglia con un dente avvelenato dall’Irlanda del Nord: lL’accordo sulla Brexit è diventato un campo di battaglia tra Londra e Bruxelles e all’orizzonte si profila la minaccia di una guerra commerciale con sanzioni reciproche. Prima dell’inizio del G7 Merkel, Macron, Draghi, Von der Leyen e Michel si sono seduti insieme al tavolo per sottolineare che l’Ue parla con una sola voce: e oggi andranno tutti in corteo a Boris per ripetere la stessa cosa, ecco gli accordi irlandesi devono essere applicati incondizionatamente, perché gli inglesi devono capire che non c’è altra via d’uscita.
Lo scontro Londra-UE è un grattacapo anche per Joe Biden, venuto in Europa per ricostruire quei ponti che Trump aveva bruciato alle sue spalle. Ma anche tra le due sponde dell’Atlantico, l’armonia fatica a decollare: e il nodo della discordia il rapporto con la Cina. Gli europei chiedono un approccio equilibrato con Pechino, che riconosca un rapporto poliedrico e multilivello: quindi partner della Cina per le sfide globali, oltre che competitor economico e rivale sistemico.
Ma gli americani che sono arrivati in Cornovaglia iniziano a riposare, vogliono partorire una dichiarazione forte a Pechino, con un linguaggio chiaro. Gli europei non ci sono e sono impegnati in una vera e propria resa dei conti sulla bozza finale: il comunicato dovrà essere equilibrato, non ingenuo, ha spiegato la delegazione Ue. E così in definitiva nel testo finale non dovrebbe sorgere la questione di un’indagine sull’origine del coronavirus, che gli europei considerano di competenza dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Più in generale, la paura dei leader europei che il G7 finisca per trasformarsi in una sorta di piattaforma anti-cinese. Mentre per gli americani dovrebbe offrire anche un programma di investimenti alternativo alla Via della Seta.
Anche sui vaccini, la sospensione del brevetto proposta dalla Casa Bianca non è una soluzione miracolosa, sostengono gli europei, per chi la proprietà intellettuale non è un ostacolo all’accesso ai vaccini. In questo G7 l’Ue vuole vedere riconosciuto il suo ruolo di farmacia mondiale, che già esporta metà della sua produzione.
Sullo sfondo di tutto, si nota un nervosismo più generale da parte degli europei: nulla lo garantisce La parabola di Biden non è breve e presto Trump o uno dei suoi seguaci non potranno più tornare alla Casa Bianca. E così la diplomazia del Vecchio Continente punta ad ottenere il maggior impegno possibile dagli Stati Uniti. Perché non c’è certezza per domani.
11 giugno 2021 (modificato 11 giugno 2021 | 22:43)
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