Nel processo sulla vicenda degli abusi psicologici nella ginnastica di Desio, l’allenatrice Emanuela Maccarani viene quasi considerata vittima, con l’accusa di aver avuto un “eccesso di affetto” verso l’atleta Anna Basta. La procura federale della Federginnastica ha chiesto la sanzione dell’ammonizione per Maccarani e l’assoluzione per la sua collaboratrice Olga Tishina. Il Tribunale federale ha accettato completamente le richieste della procura federale, composta da Marco Leoni, Daniela Corengia e Antonio Cippone. Secondo la Procura generale dello sport del Coni, non ci sono prove di un comportamento intenzionalmente vessatorio da parte delle allenatrici verso le ginnaste. Il procuratore Rossetti ha sottolineato che se gli abusi fossero stati veri, le atlete avrebbero dovuto denunciare il sistema. Anche se solo dopo aver lasciato la squadra le atlete si sono rese conto dell’errore. Il procuratore Rossetti ha anche giustificato la pratica delle pesate giornaliere in mutande nello spogliatoio, sottolineando l’importanza del peso nella ginnastica ritmica. Emanuela Maccarani si è detta sollevata dalla sentenza e ha parlato di undici mesi difficili che le rimarranno per tutta la vita. Nina Corradini ha dichiarato che la sentenza dimostra la distanza tra le atlete e la federazione. Il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, si è detto perplesso su alcuni punti della sentenza, sottolineando che non c’è amore che possa giustificare un abuso, anche verbale, nella vita come nello sport.
Nel processo riguardante gli abusi psicologici nella ginnastica di Desio, l’allenatrice Emanuela Maccarani ha ottenuto una sentenza che la quasi considera una vittima. Le accuse rivolte a Maccarani riguardano un presunto “eccesso di affetto” nei confronti dell’atleta Anna Basta. La procura federale della Federginnastica ha richiesto che a Maccarani venisse inflitta la sanzione dell’ammonizione, mentre la sua collaboratrice Olga Tishina è stata assolta. Il Tribunale federale ha accordato pienamente le richieste della procura federale, composta da Marco Leoni, Daniela Corengia e Antonio Cippone.
Secondo la Procura generale dello sport del Coni, non esistono prove che dimostrino un comportamento intenzionalmente vessatorio da parte delle allenatrici nei confronti delle ginnaste. Il procuratore Rossetti ha fatto notare che, se gli abusi fossero stati realmente commessi, le atlete avrebbero dovuto denunciare immediatamente il sistema. Tuttavia, è emerso che solo dopo aver lasciato la squadra le atlete si sono rese conto dell’errore.
Rossetti ha anche giustificato la pratica delle pesate giornaliere in mutande nello spogliatoio, sottolineando l’importanza del peso nella ginnastica ritmica. Emanuela Maccarani è apparsa sollevata dalla sentenza e ha dichiarato di aver vissuto undici mesi difficili che la segneranno per tutta la vita. Nina Corradini ha invece affermato che questa sentenza dimostra la distanza che separa le atlete dalla federazione.
Anche il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, ha espresso perplessità su alcune parti della sentenza. Ha sottolineato che non esiste amore che possa giustificare un abuso, sia esso verbale o fisico, nella vita come nello sport.
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