Che ore sono, dottor Moratti?
“Stiamo cercando di aiutare con il rimpatrio, di dare una mano il più e possibile. Ho sentito Gino due giorni fa al telefono. Aveva dei progetti, come sempre, ma questa volta doveva anche preoccuparsi della propria salute. C’erano problemi, sì, lo sapeva, ma nessuno ci ha pensato, così in fretta… Oh, il mio amico Gino. Hai in mente l’amico perfetto?”
Massimo Moratti non è l’uomo per mettersi davanti alla memoria di chi non c’è più, per mettersi in prima persona nella commemorazione mostrando orgoglio e retorica.
Chi è un amico perfetto?
“Quando Gino era a Milano, ci incontravamo anche due o tre volte alla settimana. Ore e ore, e non bastavano mai. Abbiamo parlato, abbiamo riso, siamo diventati seri, abbiamo ricominciato a parlare ea ridere. Non che fossimo lì a raccontarci il lavoro, le cose che sappiamo, insomma quelle che ci hanno occupato tutto il giorno. Con l’amico perfetto ci lasciamo andare e parliamo della vita, cioè della meraviglia della vita rivelata da un incontro, un gesto, un pensiero. Il pensiero che andava alle nostre madri e ai nostri padri, e ai compagni di vita; il pensiero di noi figli, i pensieri dei nostri figli, le parole che forse non abbiamo detto loro o che al contrario ci hanno detto e che senza mostrarlo hanno scosso la nostra anima. Quelle cose che condividi con un vero amico”.
Quando vi siete conosciuti?
“Ripenso ai primi anni ’90, forse per via di un’amicizia tra le nostre donne. Ma poco importa, anche se fortunatamente ci siamo incrociati e aggiungerei di non ripartire mai più, ma poco importa cosa è stato eccezionale dopo”.
Lei Moratti ha sostenuto intensamente Gino Strada.
“Certo, ma lui cosa vuole… Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, e dai, sono gesti che non vanno mai pubblicizzati. Poi lui … “.
Il suo?
«Ehi, non ha tenuto niente per sé. Per “niente” intendo nemmeno il minimo indispensabile. Non aveva modo, proprio niente, zero, e ovviamente non era un’abitudine, non era una maschera, non era entrare in un personaggio… Genera sorrisi per me , il mio amico Gino .. E quello della sua utopia di pace nel mondo? Attenzione: nella sua testa non era affatto un’utopia, ci credeva davvero. Dopotutto, con tutte le guerre che ha passato…”.
Lo hai mai seguito fisicamente in missione?
“Mi ha invitato in tutte le possibili parti del pianeta. Ma c’era un luogo, un ospedale in Uganda, una delle sue mille attività, che gli ha procurato un’emozione speciale, dolcissima. Ora non voglio fare una difesa che potrebbe sembrare unilaterale. Gino stesso non ne ha bisogno. Ma la sua immagine pubblica, o almeno l’immagine che molti hanno di Gino Strada, forse non era, diciamo così, coerente”.
In quale modo?
“Non era un moralista, un predicatore, uno che stava lì ad osservare ea pronunciare sentenze. Durante questo periodo, non ha avuto tempo. Dopo di che, nelle nostre conversazioni che erano molto private e, sono sicuro, molto profonde, sincere nel migliore dei casi, non ha gettato veleno sui suoi detrattori o critici. Gino aveva le sue regole d’ingaggio, i suoi obiettivi, e stava cercando di raggiungerli. Con costanza e forza. Non andò in una delle sue avventure pensando a possibili giudizi successivi. Non gli importava. Realizzazione assoluta, punto. Persone da aiutare in via prioritaria, un fine”.
Ma questa perfetta amicizia deriva anche dal fatto che entrambi avete delle somiglianze di carattere?
“Beh, molte cose sono in comune. Detto questo, è stato unico… Vedete, l’unicità di essere spontanei, felici, entusiasti. Aveva questa cosa qui, aveva l’incredibile capacità di convincerti. Un pilota naturale. Sono stato e rimarrò un privilegiato. Gino si lamenterà e cambierà discorso, ma è così”.
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13 agosto 2021 | 21:50
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