Firenze, 8 giugno 2021 – All’alba della pandemia, interrogato da un paziente affetto da difficoltà respiratorie, “improvvisato” un tampone, comunicando l’esito negativo il giorno successivo. Ma questo tampone, secondo l’accusa, non era un vero e proprio tampone e il paziente, un uomo di 80 anni, aveva il covid: lo scoprì il giorno dopo quando, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni, fu ricoverato e a quel tempo sottoposto a un “vero” test. Il medico, specialista in cardiologia, che aveva effettuato la visita al domicilio del paziente come libero professionista (incasso di 50 euro come rimborso anche per il test rapido), è ora giudicato per truffa aggravata.
A denunciarlo sono stati i familiari del contagiato che hanno avanzato una importante richiesta di risarcimento danni. Il medico, 56 anni, residente nell’entroterra fiorentino, ha scelto il giudizio abbreviato: alla prossima udienza, davanti al giudice del tribunale di Firenze, presenterà la sua versione dei fatti. Cioè, questo tampone ha dato un risultato “falso negativo”. “Siamo molto addolorati per questa indagine – dice il difensore del medico, avvocato Francesco Stefani – perché il medico si è attivato mentre nessuno andava a fare visite a domicilio, ha chiesto e ricevuto 50 euro per il servizio restituito andando due volte dal casa, e si ritrova giudicato con una richiesta di risarcimento danni di 50mila euro da parte dei suoi familiari”.
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