Il Perù vota il presidente: professore marxista che sfida i grandi affari contro la figlia del dittatore Fujimori

A poche ore da scrutinio, la sfida per la presidenza del Perù. Domenica 6 giugno, infatti, i quasi 25 milioni di aventi diritto al voto saranno chiamati a scegliere chi guiderà il Paese sudamericano per i prossimi cinque anni, succedendo al presidente ad interim. Francois Sagasti. Da un lato Pedro Castillo, insegnante e dirigente sindacale andino e marxista, candidato a Perù gratis. L’altro Keiko Fujimori, candidato conservatore della Fuerza Popular e figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori.

Una battaglia delicata, in un Paese che soffre molto per le conseguenze della pandemia Covid-19: con oltre 180mila morti su un totale di circa 33 milioni di abitanti, il Perù è il primo Paese al mondo per decessi ogni 100.000 abitanti e per rapporto tra casi e decessi (come Messico. Fonte dei dati: Johns Hopkins University). Per fare il situazione sono i numeri relativi a povertà, che copre circa il 30% del popolazione, con 1,8 milioni di nuovi poveri registrati nel 2020 a causa del coronavirus. Ma non solo: arrivano anche i feriti del Paese andino la corruzione instabilità politica endemica, alle stelle (quattro presidenti negli ultimi cinque anni) e forte malcontento popolare, che negli ultimi mesi ha dato luogo a violente proteste contro l’intero sistema politico.

qui perché l’appuntamento elettorale alle porte riscalda lo spirito del popolo peruviano, polarizzando il discussione. Le due candidati, rappresentano infatti due mondi opposti. Castillo, impronta socialista, si concentra sul cambiamento radicale del sistema, proponendo cambiamenti economici in senso pubblicitario e una nuova assemblea costituente. Fujimori, ex first lady il più giovane dell’America Latina, difende la Costituzione neoliberista, solleticando la destra populista. Su di lei, inoltre, pesa la richiesta dell’accusa 30 anni di carcere per varie accuse, tra cui associazione a delinquere e riciclaggio di denaro.

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I sondaggi danno diversi punti di vantaggio a favore di Castillo, che al primo turno, l’11 aprile, ha ottenuto quasi il 19% dei voti. Molto ancorato nelle regioni andine, il candidato di Perù gratis tuttavia, dovrà lavorare sodo per conquistare il La casa di Pizarre. Il suo sfidante Fujimori, che al primo turno aveva poco più del 13%, è in testa Lima metropolitano (che rappresenta quasi un terzo degli abitanti del Perù). Nulla è quindi scontato.

“Non più poveri in un Paese ricco”. La matita e il cappello, il maestro che spaventa le grandi aziende – Camicia bianca e cappello di paglia, colletto e polsini rossi, 51 anni Pedro Castillo è un uomo di campagna. E alla ricchezza della terra, di fronte condizioni socio-economiche contrario per la maggioranza della popolazione, si basa sul suo motto. Tra i temi caldi della sua proposta elettorale c’è la lotta contro pandemia, che in Perù, nonostante chiusure e limiti molto severa, era particolarmente feroce. Anche a causa di a sistema sanitario inadeguato e l’altissimo tasso di lavoro informale: circa il 70%, uno dei più alti dell’America Latina. Un fattore significativo, dal momento che molti peruviani hanno dovuto scegliere tra andare a lavorare o non avere soldi per sopravvivere. Condizioni di estrema difficoltà in un Paese dove oltre il 40% delle famiglie non ha have frigo. Così è apparso il applicazione dell’insegnante e sindacalista di sinistra radicale, che guarda favorevolmente gli esempi socialisti. Iniziare con Cuba.

Il programma di Castillo prevedere nazionalizzazioni nei settori strategici, maggiori imposte per investitori stranieri e feroce lotta alle disuguaglianze, con la formazione di una nuova assemblea costituente. Per non parlare del desiderio di espellere i militari statunitensi dal Perù, il dare e quello Hai detto (l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale), uscendo dal “Lima Group”. Va da sé che la sua eventuale elezione è temuta soprattutto dalla classe imprenditoriale del Paese. Sui media tradizionali, Castillo infatti viene screditato non solo perché andino ma anche in nome dell’anticomunismo. Con accuse di simpatia per il “terrorismo” e per gruppi di guerriglia come percorso luminoso. Una pratica conosciuta come raccapricciante.

La signora K e l’incubo del Fujimorismo – Occhi a mandorla, capelli neri lisci, Keiko Fujimori gestisci la festa forza popolare. Quarantasei anni, una vita in politica, il signora K è l’emblema del Fujimorismo, come la figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori, menzionato Il cinese per le sue origini asiatiche. Suo padre, equestre dal 1990 al 2000, che ora ha 82 anni, sta scontando una pena detentiva di 25 anni per crimini contro l’umanità e corruzione, che gli è stata inflitta nel 2009. L’aiuto di Vladimir Montesinos, all’epoca capo dei servizi segreti) dei movimenti guerriglieri di sinistra – percorso luminoso ma anche il Mrta (Movimento Rivoluzionario Túpac Amaru) – Il periodo Fujimorista è stato caratterizzato da abusi e crimini. Oltre alle politiche neoliberiste, cristallizzate nella Costituzione dal 1993 e tuttora in vigore. Per non parlare della campagna di sterilizzazione forzata contro più di 300.000 donne delle comunità indigene. Vera pulizia etnica.

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Keiko Fujimori tuttavia, nel giorno di chiusura della campagna elettorale, ha chiesto “perdono” a tutti “coloro che si sono sentiti offesi da noi”, riferendosi ai crimini della dittatura. Dai carri armati alla repressione violenta dei guerriglieri di sinistra, alla sterilizzazione forzata di oltre 300.000 indigeni. Nonostante questo, ha ancora promesso perdono per il padre in caso di vittoria. Già nominato due volte per il presidenza, nel 2011 e 2016, perdendo entrambe le volte, Keiko Fujimori è stata anche arrestata due volte per finanziamento illegale. In carcere fino a maggio 2020, è stata rilasciata per motivi di salute. Di recente, però, la procura ha mosso accuse molto pesanti contro la candidata (e il suo partito), in relazione allo scandalo. Odebrecht: la richiesta è di 30 anni di reclusione. Tuttavia, nonostante una situazione giuridica tutt’altro che rassicurante, il signora K – contro la quale migliaia di peruviani sono scesi in piazza nei giorni scorsi in tutto il Paese – si affida alla fiducia dell’elettorato moderato, rivolto anche al centrosinistra. In questo senso, pesante è stata l’approvazione ricevuta nei suoi confronti dallo scrittore e politico peruviano Mario Vargas Llosa. Il gioco è in corso.

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