Il “ruggito” della Chiesa: torna la “linea Ratzinger”

Il Chiesa cattolica torna ad occuparsi di un’attività del legislatore italiano, e con lo stesso scenario risuscitano polemiche laiche, pro o contro il Vaticano.

Lo choc della nota diplomatica destinata allo Stato italiano – quella su Zan Ddl e il rispetto del Concordato – passerà comunque alla storia. Con una giusta distinzione dai precedenti forti movimenti di questo pontificato. Perché nessuno a questo giro ha rischiato la solita domanda su come si sarebbe comportato Joseph Ratzinger. Perché il pontificato che l’ha preceduto avrebbe certamente agito percorrendo strade simili se non del tutto identiche.

Papa Francesco e Benedetto XVI sono state spesso confrontate soprattutto quando sono emerse differenze stilistiche, dottrinali o comunicative: è il trittico delle differenze che si usa presentare. Su questa vicenda della Zan Bill, la Chiesa cattolica sembra aver preferito tempi e mezzi “Ratzingérien”. Alcuni addetti ai lavori hanno citato il “ruinismo”, nel senso della scuola di pensiero e di azione del cardinale Camillo Ruini. Ma questi erano tempi diversi: quelli in cui le alte sfere ecclesiastiche facevano sentire la loro voce. Ruinismo fa rima con attivismo politico nel senso più alto. Oggi le strategie, almeno comunicative e politiche, prevedono meno boom. Almeno fino a pochi giorni fa, quando la Santa Sede è tornata a parlare con tono pacato ma fermo su un tema di grande attualità. E non nel senso che molti si aspettavano.

Il punto è che, soprattutto negli ultimi tempi, il Vaticano non era stato clamorosamente segnato. Forse solo per i rapporti con l’ex presidente argentino Cristina Fernández de Kirchner: in alcuni casi si è parlato di “passaggio”. Ma qui siamo in Italia e tutto sta crescendo. Come hanno chiarito il cardinale e segretario di Stato Pietro paroli, la nota verbale non era destinata alla pubblicazione. Un segno di come anche questo movimento non avrebbe dovuto essere flagrante delitto.

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Per comprendere meglio gli attori e le ragioni di questa vicenda, è necessario conoscere la procedura che ha permesso di rendere pubbliche queste linee diplomatiche, poiché non era prevista. Comunque sia, la nota verbale, oltre ad essere un atto formale, chiarisce una volta per tutte quale sia il pensiero del Vaticano e delle stanze sacre del Dof Zan. Non c’è opposizione, ma preoccupazione su alcuni punti.

Intanto la base cattolica non ha alzato le palpebre. Chi ha ascoltato, infatti, sente un applauso scrosciante provenire dal “basso”: è la soddisfazione di chi da tempo chiedeva una mobilitazione istituzionale, soprattutto anti-aborto, che spesso chiedono alla Cei di mobilitare la strada come durante i primi Family Day. Perché questo cambio di rotta?

Mentre riavvolgi il nastro, non puoi fare a meno di pensare al “Pastore tedesco”. Joseph Ratzinger è stato il precursore, sulla scia di san Giovanni Paolo II, della battaglia contro il proliferare dei “nuovi diritti”. Questa nota verbale certifica che la musica non è cambiata. Le perplessità della Santa Sede riguardano – è ormai chiaro – la discrezionalità che incide sui limiti della libertà di espressione. I giuristi che amministrano gli esami – in primis l’ex sottosegretario Alfredo Mantovano – mettono in guardia da mesi su alcuni rischi che la Chiesa cattolica sembra aver corso. Anche se molti consideravano finiti il ​​ratzingerismo e l’attenzione alle questioni bioetiche.

Chi tira il “Papa a sinistra” tra i due e il salto gerarchico che sarebbe stato fatto per la nota (c’è ancora chi pensa che il Papa forse non lo sapeva) potrebbe essersi perso qualcosa. Nel novembre 2018 Francesco e il Papa emerito si sono pronunciati in sincronia “contro” il nuovi diritti nelle rispettive lettere scritte in occasione del colloquio internazionale “Diritti fondamentali e conflitti tra diritti”, frutto del lavoro di organizzazione della Fondazione Benedetto XVI. Il pontefice argentino, nel suo testo, ha osservato che “Nel corso degli anni, l’interpretazione di alcuni diritti è progressivamente cambiata, tanto da includere una molteplicità di ‘nuovi diritti’, spesso contrapposti”. Non sono parole lontane dalla visione del teologo tedesco, anzi. L’interpretazione è al centro delle riflessioni ecclesiastiche su Zan Ddl.

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Per “nuovi diritti” si devono intendere anche quelli che, moltiplicandosi – come scriveva Ratzinger nel suo missiva per la conferenza -, riducono la centralità dei diritti che li precedono, forse da un doppio punto di vista giuridico e temporale. Come se un lavoro senza fine sminuisse il valore dell’opera stessa.

Fatto nuovo: la litania secondo cui il ratzingerismo viene soppiantato dalla progressione dottrinale anticonservatrice è stata smentita dai fatti. Se ne sono accorti anche i progressisti ai quali, come molti hanno notato, la “linea Bergoglio” è apparsa improvvisamente ostile. La Santa Sede non vuole intromettersi nell’attività del legislatore italiano, ma non intende trascurare alcuni punti ritenuti essenziali. Come negli anni degli emeriti e delle bordate della Conferenza Episcopale Italiana di Ruini-Bagnasco.

Considerando il tempo, lo stupore è giustificato: il “La chiesa sta uscendo” Francesco è sempre stato attento agli ultimi, alle periferie economico-esistenziali e alla misericordia. Bergoglio non ha mai voluto “interferire” – come affermano oggi i critici dell’intervento vaticano – nelle vicende politiche italiane. È plausibile e anche certo che ci siano state pressioni, ma per molte volte la Chiesa ha evitato di tacere sembra essere tornata.

Fonti qualificate hanno detto a ilGiornale.it due elementi diversi: c’è chi dice che la Segreteria di Stato si è appena resa conto, per via del tempo a disposizione, della portata del disegno di legge e chi insiste nel discutere con ambienti conservatori che avrebbero dovuto esprimere meno tutta la loro preoccupazione al Vaticano per il Ddl. Entusiasmo in ogni caso: questo è il tono della maggior parte dei commenti che si leggono o si sentono di chi, come per un’aspettativa che non sembra mai risolta, sperava che prima o poi sarebbe successo. Di nuovo, come quando Joseph Ratzinger era sul trono.

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