Qualcuno sta chiudendo la titlist. Perché dire che Edin Dzeko è migliore di Luis Suarez potrebbe suonare come un’eresia. E infatti non è proprio così, assolutamente: da una parte c’è un ottimo giocatore (Edin), dall’altra un vero fuoriclasse (Luis). Suarez ha giocato meno partite ma ha segnato più gol, soprattutto ha vinto molto di più di Dzeko nella sua carriera. Peccato che il confronto in termini assoluti abbia poco senso se non si gioca alla Playstation. E che dobbiamo guardare al dettaglio, che potrebbe essere più utile alla Juventus. Con le sue dinamiche delicate e le gerarchie cristalline. Con il rischio che un acquisto possa nascondere qualcos’altro. Detto così, puoi pubblicare la titlist. Proviamo a spiegare perché.
Non è questione di risparmio. Anche se nessuno esce dalla mia testa, alcune scelte (Pirlo in primis) nascono anche da un occhio al portafoglio. Dzeko e Suarez, invece, avrebbero impatti simili sul record della Juventus. Analogo, non identico. Ma, a certe condizioni (ad esempio che l’uruguaiano arrivi a parametro zero e scelga di sfruttare il decreto di crescita), il peso economico dei due acquisti sarebbe molto simile, o comunque non abbastanza diverso da giustificare una preferenza. per il bosniaco. Invece è l’alchimia del territorio a suggerirlo. Suarez (un fenomeno, a scanso di equivoci) sarebbe un nuovo gallo in un pollaio già abbastanza ricco. Non solo Cristiano Ronaldo: te lo immagina con il portoghese e con Dybala? Bel tridente, ma chi gioca per gli altri? Suarez lo ha fatto in un certo periodo della storia del Barça (MSN), ma in un contesto molto specifico e con due partner molto mobili. Così finirebbe Paulo, che potrebbe anche stancarsi di suonare la spalla, e ha già dimostrato di poter essere un fattore della fortuna della Vecchia Signora. Con Dzeko, invece, CR7 troverebbe una spalla pesante che Suarez oggi non è: come Benzema, senza essere Benzema. Nemmeno Mandzukic, ma non riapriamo vecchie ferite. E la Juve porterebbe a casa un grande attaccante, che ha vinto e segnato tanto, ma che saprebbe fare la partita, non essere la prima donna, inserita in un sistema che non sempre lo vede in campo. Ammesso di capire di cosa si tratta, ma ci arriveremo.
Per restare in vista del Barcellona, nei giorni scorsi su TMW vi abbiamo parlato di un contatto tra la Juventus e l’entourage di Lionel Messi. Lo ha fatto Giacomo Iacobellis, specificando però che il contatto non significa affare concluso. Perché c’è un’enorme differenza: il miglior numero 10 del mondo (che bel modo di liberarsi) è pronto a fare le valigie, chi non lo chiederebbe? Aggiungo che la squadra in questione, la Juve, potrebbe affiancarlo con le 7 migliori del mondo. E hanno messo nello stesso attacco i due leader degli ultimi 15 anni di calcio planetario. Non chiedere sarebbe quasi imperdonabile. Passare da un’indagine a una vera trattativa è un’altra. Quello che non è successo, perché non ci sarà trattativa, unire Ronaldo e Messi è impraticabile: non per motivi di carattere o rivalità, dimentichiamolo. Economicamente, però, è un sogno impossibile, anche se la stessa Juve ci ha abituati a ridefinire quella parola, e lo stipendio di CR7 di per sé rappresenta una roccia che una squadra italiana può solo sostenere. ‘con enorme sforzo. Per non parlare del doppio, o anche peggio.
Torna al modulo. Nessuno può ancora dire con certezza come si comporterà la Juventus di Andrea Pirlo. Potresti averlo letto prima, ma vale la pena ripeterlo. Siamo curiosi, ma non di fretta, e non si tratta di pensare che il nuovo allenatore non abbia ancora una vera identità di allenatore. La domanda è un’altra, ed è che qualunque modulo, schema o filosofia di gioco deciderà di adottare, sarà bene accompagnarlo sul mercato. Non sappiamo nemmeno che tipo di allenatore sia, sia esso un teorico o un manager, o qualcuno che capisce che tra questi estremi c’è tutto e ci sono tante cose eccellenti. Il problema è che, al di là di ogni differenza di carattere e stile, la Juve de Sarri non convince perché il toscano è servito con un insieme di giocatori incompatibili con il suo modo di giocarli e soprattutto poco coerenti con il scelta del campo che la direzione aveva convocato a Torino. Con un anno in più sulla carta d’identità di tutti e l’Inter che centra minacciosamente il secondo posto, è un peccato cardinale che la Juventus nella versione 2020/2021 non può permettersi di ripetere.
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