UDINE. “Applico le regole, ma perdo i clienti. Mi sento mortificato dalla situazione che si è creata”. Pasquale Iovieno è il titolare del ristorante-pizzeria Atlantide in via Vittorio Veneto. Nei giorni scorsi si è trovato ad affrontare l’insoddisfazione di alcuni clienti per l’obbligo di presentare il green pass per consumare cibi e bevande all’interno del ristorante (come previsto dalla normativa nazionale). E questo non si è rivelato sempre il suo vantaggio. “La maggior parte delle persone non si agita e arriva già con la certificazione in mano – racconta Iovieno – ma a me è successo un episodio che mi ha lasciato di stucco. Un cliente abituale, che viene almeno due o tre volte alla settimana, ma siede fuori, voleva sedersi all’interno. Gli è stato chiesto di mostrare il pass verde e ha rifiutato, minacciando di andare in ristoranti dove non chiedono la certificazione. Siamo stati intransigenti – aggiunge il ristoratore – e questa persona se ne è andata. Ho perso un cliente per aver fatto rispettare le regole, assurdo”.
Quello che infastidisce Iovieno, però, è il dubbio che gli altri suoi colleghi non siano così zelanti nei controlli. “Ci sono ristoranti e pizzerie in città che ti fanno entrare senza chiedere il pass verde. Chissà dove sono i controlli della polizia – continua Iovieno sulle sue tracce – Perché i più furbi devono sempre scappare? Mi sento umiliato da questa situazione”. L’operatore si è rivolto a Confcommercio per un consiglio e ovviamente la categoria gli ha suggerito di proseguire sulla strada dei controlli e del rispetto delle regole; scelta, quest’ultima, che ripagherà nel lungo periodo.
Il pass verde, però, non è l’unico caso denunciato dall’imprenditore di via Vittorio Veneto, che fa riferimento ad alcune persone che, dopo aver mangiato al ristorante, fingono di entrare nel ristorante per pagare senza indossare la mascherina. ritornare. Ma dove siamo arrivati? “. Iovieno è convinto che il disagio maggiore sia soprattutto quello sofferto dagli abitanti del centro, che hanno gli occhi puntati su di lui. “Non tutti in periferia obbediscono alle regole – rimarca il ristoratore – e quella, secondo me, si chiama concorrenza sleale. Le regole, se ce ne sono, devono essere rispettate da tutti, altrimenti è caos. Spero che i responsabili effettuino le necessarie verifiche e agiscano. Tutti vogliamo lavorare, ma alle stesse condizioni”, conclude.
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