Inter-borghese, impegno fallito

Quella che l’Inter ha pescato è una partita già vista in altre occasioni. Stesso punteggio con risultati piuttosto favorevoli. Primo tempo amministrativo con poche occasioni importanti, pressione dell’avversario, dominazione lenta e recupero più convinto.

Questa volta, però, l’Inter non ha avuto slancio. La vittoria sulla Juventus, che avrebbe dovuto garantire entusiasmo e sicurezza, ha prodotto un’Inter moderata, quasi robotica. All’Udinese si è affrontata una squadra qualunque, con lo stesso ritmo delle partite dove il risultato l’aveva premiata.

Forse la differenza la fa la mini crisi di Lautaro e Lukaku che non segnano da quattro partite di campionato, con il belga che ieri sembrava l’ombra del titano che ha allenato l’Inter in un anno e mezzo. . Senza la sua capacità propositiva, i suoi impulsi, le sue boe e le sue percussioni solitarie, alla squadra manca un punto di riferimento, quello che Lautaro non dà in termini di precisione e continuità.

La frustrazione sta nel non aver capitalizzato i punti di forza di una vittoria significativa e della sconfitta netta del Milan in casa. Va capito quanto i giocatori sentano più o meno inconsciamente una situazione come quella del club, con notizie poi smentite, come quella del Real che pretende Hakimi del ritorno, e tutte le indiscrezioni che dall’inizio del Gli anni ruotano intorno all’Inter, a chi rilevanza ea chi speculare.

Conte nega ogni nervosismo e dobbiamo crederci, se è vero che questa squadra ha spesso affrontato qualche partita senza la giusta mentalità prima ancora di questo momento difficile.

Nel primo tempo l’Inter gioca senza spingere e c’è una brutta giocata di Bastoni, dopo un avvincente giro difensivo di palla, gol annullato da Lautaro Martinez, che poco dopo ne approfitta omaggio di un difensore friulano e si è ritrovato a tu per tu con Musso, vede poco dietro Lukaku e tira in porta, rafforzando la formidabile reattività del portiere.

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Questa è l’azione più pericolosa della prima partita, ma c’è anche il notevole tiro al volo di Barella da fuori area e due tiri in porta di Vidal e Ashley Young.

Nella ripresa Pereyra precede Handanovic, dietro un banco di Lasagna. L’uruguaiano controlla ma tira alto, Lautaro trovato da Barella arriva un po ‘in ritardo e Hakimi due volte da buona posizione, invece di lanciare male due palloni e sprecare male. Poco dopo si rende pericoloso con un tiro che esce di poco e un appoggio troppo forte per Lukaku, comunque in ritardo.

Le sostituzioni non cambiano nulla tranne il dominio dall’inizio di ogni azione che pianifichi, anche dalla lobby.

L’arbitro Maresca nel finale scende in scena per una sentenza più che discutibile. Espelle Oriali e Conte e, uscendo dal campo, dice ad alta voce: “Devi accettare quando non puoi vincere”.

Questa non è un’affermazione come tante, indica un pensiero retroattivo e un principio più vicino a quello di un tifoso che a quello di un arbitro. Si può anche fermare per quattro giri ma serve a poco perché dopo questa dichiarazione Maresca lascia solo una sensazione spiacevole, un accenno di antipatie che rimane.

Per quanto riguarda la squadra, il problema è sempre lo stesso. L’illusione di essere uno scudetto, anche il favorito dopo una vittoria, l’illusione, l’adulazione, le solite ovazioni di mezza stagione, come quelle che lo scorso anno fino all’inizio di febbraio hanno reso omaggio al L’Inter, reduce dall’entusiasmante rimonta contro il Milan, con il primo posto conquistato grazie alla sconfitta della Juventus a Verona.

Anche un anno fa c’erano salamelec e un tale entusiasmo che, se si opponeva alla cautela, o peggio a qualche piccola perplessità, si veniva trascinati fuori dal carro e accusati di negatività o pessimismo. Se le cose stanno andando bene, a nessuno importa cosa non va.

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Allo stesso tempo, va notato che tutte le grandi squadre d’Europa stanno vivendo problemi nel gioco e nella continuità, oltre che nel fattore economico. Nessun club oggi è pienamente soddisfatto della sua prestazione tranne il Milan, che è comunque alla seconda sconfitta casalinga in meno di un mese.

L’Inter non sarà lasciata sola. Ogni giorno per i prossimi due mesi saranno disseminati di notizie sul futuro dell’azienda, del logo, di pettegolezzi su salari non pagati e rate. Non so se questo basterà a tapparvi le orecchie perché questa fase storica non ha precedenti e forse oggi non riusciamo a contestualizzarla con la giusta oggettività.

Tuttavia, sembra che l’Inter, anche se chi la critica a volte viene acclamato da tifosi “veri”, abbia bisogno di essere energizzata o picchiata per avere una reazione. È tempo, però, che l’Inter non vada avanti con le sole scosse elettriche ma acquisisca una consapevolezza vincente nel lungo periodo.

Amala.

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