Kédrion, l’azienda di famiglia dei prodotti sanguigni Marcucci e per il 45% diviso per Fsi (il fondo strategico italiano) e CDP equity, annunceranno nelle prossime ore, secondo quanto riportato in Fattoquotidiano.it, un importante acquisizione Negli USA. Un’operazione di espansione, per il quinto gruppo al mondo nel trattamento di treatment plasma, che ovviamente sarà il benvenuto. Ma i Marcucci tra cui Paolo, l’amministratore delegato, e i fratelli Maria Lina e Andrea (leader del Pd al Senato) hanno rischiato, appena due anni fa, di perdere l’azienda a favore di banche di credito della holding di famiglia, il Sestante Internazionale che possiede Kedrion. È per salvarli è venuto il Fondo strategico italiano (Fsi) guidata dall’ex banchiere Maurizio Tamagnani che conta il 39% tra gli azionisti Patrimonio netto e per il 9,9% Post-vita.
Un piano di salvataggio dunque in parte avallato dallo Stato visto che CDP equity è il braccio finanziario di CDP che investe nel capitale di società ritenute strategiche. La holding della famiglia Marcucci, Sestant, doveva rimborsare un prestito di 170 milioni di euro garantito da Mediobanca, Natixis e io nel 2015 nelle casse finanziarie dell’influente famiglia toscana. Ma non c’erano soldi per farlo. Le azioni della holding e parte di Kedrion erano in valutare alle banche per tutelare il prestito. Se Sestant non avesse rimborsato il maxiprestito, gli istituti avrebbero potuto far rispettare gli impegni e uccidere di fatto la famiglia di Kedrion.
Cosa fare in questo momento? Ecco il Fondo Strategico che si inventa un’operazione nell’ottobre 2019. Acquista azioni Kedrion dalla holding Marcucci per un valore di 100 milioni e fare un aumento di capitale di 50 milioni diventare azionista del 20% di Kedrion, affiancando il capitale della Cdp che ne detiene il 25% dal 2012. I 100 milioni non finiscono nelle casse di Kedrion per i suoi piani di investimento o per uscire dai debiti, ma vanno direttamente nella famiglia l’impresa ne utilizza una parte per rimborsare (per 70 milioni) il proprio prestito dalle banche. E così con questo intervento, più che Kedrion, si salvò la famiglia Marcucci, indebitata con le banche. Non solo, ma dall’acquisto da parte di Fsi delle azioni Kedrion, la società Marcucci ha ottenuto un buon risultato plusvalenza di 33 milioni di euro.
L’azionista di minoranza della Sgr de Maurizio Tamagnini, Cdp Equity, non ha voce in capitolo nella governance del fondo, essendo di fatto una minoranza, anche con il suo 39% nella Sgr de Tamagnini. Cdp equity era già entrata in Kedrion con il 25% nel 2012 con un aumento di capitale di 100 milioni. Coloro che sono entrati nelle casse della Blood Derivatives Company. Stavolta, a fine 2019, il Fondo Tamagnini è invece intervenuto in gran parte con 100 milioni per ripagare la holding finanziaria Marcucci che controlla Kedrion a valle.
Tamagnini con Fsi usa denaro privato, certo, ma resta il fatto che ha tra gli azionisti il braccio finanziario del Tesoro italiano. Che si trova in una posizione delicata visto che deve investire nel capitale di aziende strategiche per il Paese e non dare una mano alle finanziarie di famiglia. Tra gli altri, l’amministratore delegato di Kedrion Paolo Marcucci ha recentemente dichiarato al Corriere della Sera che lo scopo del suo lavoro è ridurre il debito di Kedrion, cosa che finora non sembra essere avvenuta. Nel bilancio 2020 della società di trasformazione del sangue, il indebitamento finanziario netto ha ripreso quota 599 milioni di euro. Erano 516 milioni nel 2019 e 500 milioni nel 2018.
L’indebitamento finanziario è in aumento, mentre i ricavi nel 2020 sono scesi a 700 milioni di dollari dal massimo di 808 milioni di dollari dell’anno prima. Con un margine operativo lordo ancora a 160 milioni. L’indebitamento finanziario al netto della liquidità ormai ne vale quasi la pena 4 volte il margine lordo industriale, un livello che avrebbe dovuto scendere a un livello più fisiologico piuttosto che allargarsi. Chissà se la nuova acquisizione americana cambierà rotta?
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