TORINO – Parlare di involuzione è forse un po ‘eccessivo ma questo è certo Dejan Kulusevski e Weston Mckennie non si stanno divertendo. Ben iniziati, vivono un momento di regressione rispetto a quanto avevano mostrato con la maglia bianconera al loro debutto. Non è tanto una questione di stanchezza, perché negli ultimi tempi non ne sono stati abusati Andrea Pirlo e comunque non hanno mai mostrato segni di difficoltà, ma di capacità gestionali e, soprattutto, di essere pronti al momento giusto, anche all’uscita dalla panchina. Domani sera contro la Dynamo Kiev in Champions League sarà quindi occasione di riscatto per entrambi: proprio perché la Juventus si è già qualificata per gli ottavi e l’unico obiettivo della partita è stabilire la leadership del girone, entrambi i centrocampisti dovrebbero sentirsi meno responsabili e agire con meno pressione, il che dimostra che puoi tornare alla massima prestazione.
IL CAMBIAMENTO DI CORSO – L’esordio di Kulusevski alla Juventus è stato un sogno: titolare e marcatore nei primi giorni di campionato, peraltro in un ruolo che non è suo, quello di centravanti. Un impatto devastante per chi non ha la testa alta, che mostra personalità e determinazione a vendere. Anche contro il Verona, prima partita in cui non è partito dal primo minuto, ha saputo essere decisivo subentrando e segnando con magia il pareggio. Ma poi lo svedese scompare un po ‘dai radar: qualche titubanza in Champions League, le capacità non raffinate di giocare bene in entrambe le fasi e anche quei momenti in cui sembra essersi allontanato dalla partita, la panchina di novembre contro il Ferencvaros, le iscrizioni nella sfida in corso contro Spezia e Benevento. Soprattutto sabato in Campania la sua prestazione – messa in discussione per cercare di sorpassare e scaricare la pressione sulla squadra – è stata incolore, come ha sottolineato lo stesso Pirlo. “Nelle ultime partite è un po ‘meno lucido, ma ci concentriamo molto su di lui. Ricordiamoci che viene dal Parma, il peso del pallone è diverso da Parma e Juve ”. Non è un rifiuto, ma sono parole che fanno riflettere: al di là dell’impatto iniziale, Kulusevski deve abituarsi alla nuova dimensione in cui è arrivato, dove ci sono campioni e senatori, dove non basta giocare bene, ma vincere sempre.
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